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Aviaria, "insolite morie di uccelli": allarme-Oms, rischi per l'uomo

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Roberto Tortora
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Guerre, pandemie, crisi economiche e tassi di natalità sempre più in ribasso. Che viviamo in tempi difficili, per non dire bui, è ormai una certezza. E, come se non bastasse, come se non avessimo da poco superato l’ansia, l’angoscia e il terrore per una pandemia che ci ha chiusi in casa per quasi due anni, ora potrebbe attenderci un nuovo pericolo. L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha avvertito che l'aumento dei focolai di influenza aviaria tra i mammiferi potrebbe favorire la diffusione del virus tra gli esseri umani.

Dalla fine del 2021, l'Europa è stata colpita dalla peggiore epidemia di influenza aviaria, mentre anche il Nord e il Sud America hanno registrato gravi epidemie. Non più il Covid-19, quindi, ma un altro tipo di virus: l’H5N1. Già presente in decine di milioni di capi di pollame costretti ad essere abbattuti ed emerso per la prima volta nel 1996. L'Oms ora solleva, in una nota, la preoccupazione che il virus possa mutare e infettare gli esseri umani più facilmente, perché biologicamente più vicini agli esseri umani rispetto agli uccelli.

Gli attuali focolai di influenza aviaria hanno causato "devastazione" negli animali, ha affermato l'agenzia sanitaria delle Nazioni Unite, compresi pollame e uccelli selvatici, insieme ad alcuni mammiferi, influendo negativamente sui mezzi di sussistenza degli agricoltori e il commercio alimentare. "Sebbene colpiscano in gran parte gli animali, questi focolai rappresentano rischi continui per l'uomo", si legge in una nota dell’Oms che, insieme all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) e l'Organizzazione mondiale per la salute animale (Woah), ha esortato i Paesi a collaborare per proteggere persone e animali.

Il capo scientifico di Woah, Gregorio Torres, afferma: “L'epidemiologia dell'influenza aviaria che ha accresciuto la preoccupazione globale poiché la malattia si è diffusa in nuove regioni geografiche e ha causato insolite morie di uccelli selvatici e un allarmante aumento dei casi di mammiferi”. Ovviamente, perché ci si infetti c’è bisogno di un contatto diretto o indiretto con pollame vivo o morto infetto o, quantomeno, un contatto in ambienti contaminati. Per ora è concreto solo il rischio, ma che da qui si passi velocemente ad una nuova pandemia speriamo, ovviamente, che non accada mai.

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