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Natale, regali indesiderati e orribili? Ecco come guadagnarci in pochi minuti

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Claudia Osmetti
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“Basta il pensiero”. Pacchi, pacchetti e pacchettini che, alla fine, si trasformano esattamente in quello: un piccolo “pacco” di Natale. Nel senso che non ti piace. Ne avresti fatto a meno, avresti comprato qualcosa d’altro, parliamoci chiaro: ti ha entusiasmato di più la carta brillanti nata con cui era confezionato  (ci hai pure sperato) del suo contenuto. Faccia di tolla, sorriso di circostanza, mica vuoi urtare la sensibilità di chi hai davanti: «Grazie, non dovevi». Ma non dovevi sul serio. Un paio di ciabatte, rigorosamente in plastica, a forma di aragosta (sì, esistono sul serio). Tre cetrioli di vetro che, però, sono delle palline per l’albero “glamour” del 2023, con tanto di cappellino alla Santa Claus (idem). L’ennesimo paia di guanti (in lana, nero) con l’ennesima sciarpa (in lana, nera) e, ma solo per i più (s)fortunati, abbinato all’ennesimo cappellino (in lana, nero). Più di 28 milioni di italiani hanno ricevuto, lunedì, quello che non avevano desiderato.

UNO SU DUE
La stima è di Confcooperative, l’organizzazione che rappresenta le imprese sociali, e non è nemmeno la prima. Ogni anno è la stessa storia: solo che adesso tocca uno su due e vale una spesa di 3,4 miliardi di euro, che sono 200 milioni in più del 2022 e cento oltre la soglia del Natale pre-pandemia. Perché ci siamo fatti furbi, riciclichiamo. Sissignori. Via ogni tabù, al bando ogni remora (“Me l’hanno regalato, non posso ri-regalarlo a mia volta”: ma chi l’ha detto?), viva la seconda vita dei doni e non ditelo agli elfi. I regali riciclati che vanno per la maggiore (sostiene ancora Confcooperative) sono quelli alimentari: vini, spumanti, pandori e panettoni, marmellate, dolci, torroni sono il 42% di quelli che rimetteremo in circolo nei prossimi mesi. Seguono i piccoli capi d’abbigliamento (come i calzini, un classico) al 29%; i libri al 17% e i giocattoli al 12%. Un mezzo baratto, forse anche un affare (basta individuare la modalità giusta), il giusto compromesso.

 

 

Sì, d’accordo, però come si fa? Materialmente, archiviata la delusione, smorzata la speranza, com’è che ti liberi del regalo indesiderato? Ci sono almeno quattro, facciamo cinque, modi diversi. Il primo è quello più scontato (e anche il più veloce): santo internet, lo rivendi online. Il 40% di noi (secondo una recente ricerca mUp) è disposto ad affidarsi alla rete. D’altronde le occasioni non mancano: ci sono i portali classici (come il “vecchio” eBay e anche Subito) e quelli più specializzati (come Vinted, che si occupa di abbigliamento); quelli di nicchia (Acciobooks permette di scambiarsi romanzi e saggi, qualsiasi cosa sia rilegata) e quelli internazionali (Wallapop è un’app spagnola che mette in contatto venditori e acquirenti, anche fai-da-te).

WEB E BANCARELLE
La rivendita digitale ha alcuni indubitabili vantaggi: anzitutto, è altamente improbabile che incappi in chi ti ha fatto il regalo, in secondo luogo finisci persino per guadagnarci qualcosina e poi «contribuisce a un consumo più responsabile», dice Chiara Mazza proprio di Wallapop: insomma, l’importante è non sprecare. Il secondo metodo per il riciclo natalizio è la beneficenza. La bambola non è piaciuta? Le associazioni per i più sfortunati la ritireranno di sicuro. Così come il golfino di lana con le renne e il cesto pieno di datteri che non digerisci. Unica avvertenza: la beneficenza è un’arte nobile. Aiutare gli altri è un bel gesto, non lo è scaricare su di loro ciò che ingombra o è rotto o è semplicemente da buttare. Due piccioni (smaltire i regali indesiderati e fare una buona azione) sì, limitarsi al primo aspetto a discapito del secondo assolutamente no. Un altra opzione sono le bancarelle dell’usato. Ce ne sono dappertutto. Piccoli negozietti di quartiere o rigattieri vecchio stile. C’è persino chi, come il centro commerciale 8Gallery di Torino, ha avuto l’idea delle Feste: da domani fino all’epifania, nel cortile, stazionerà un minivan nel quale sarà possibile donare un dono indesiderato e ricevere, di contro, qualcosa d’altro. Gli avanguardisti (metodo quattro), da qualche anno a questa parte, organizzano delle vere e proprie feste a tema: dissacranti, divertenti, probabilmente un po’ demistificatorie ma semel in anno...

 

 

Funzionano così: parte l’invito, cerchia ristretta, in genere gli amici fidati (ché poi la gente chiacchiera), ci si accorda, ognuno porta qualcosa ognuno se ne va con qualcosa. Magari a sorpresa, magari dopo lunghe trattative, magari ti va peggio di prima (è una possibilità), però il bello è stare insieme. L’ultima modalità, che poi è anche quella più furbetta e meno elegante, quantomeno se non viene annunciata in totale trasparenza, è rifilare i regali indesiderati così come sono stati ricevuti al prossimo sventurato. Ricordandosi, tuttavia, di non incappare in chi ce li ha donati. O forse sì, giusto per la legge del contrappasso? 

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