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Giorgia Meloni, il professor Tufarelli: "Cosa sono gli otoliti e il loro ruolo nel cervello"

Claudia Osmetti
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«Gli otoliti sono delle piccole concrezioni, volgarmente li chiamiamo “sassolini”, che sono anche i recettori della gravità terrestre». Il professore Davide Tufarelli, otorinolaringoiatra, dell’Irccs San Raffaele di Roma, è uno di quei medici preparati e con una pazienza infinita. Uno che ti spiega per filo e per segno, puntuale, che «con il loro peso indicano al cervello come siamo posizionati rispetto al centro della terra».

Dottor Tufarelli, cosa significa? 
«A seconda di come si spostano ci dicono se siamo inclinati in avanti, in indietro oppure di lato. Immagini dei sensori di posizione. Che però sono anche recettori dell’accelerazione lineare».
Cioè? 
«Sono sensibili all’accelerazione del treno che parte o che frena. O dell’ascensore che sale o scende. Stanno in due organelli che si chiamano sacculo e otricolo, nel labirinto. Ossia nell’orecchio interno. Il labirinto, oltre a essere sensibile ai movimenti sul piano orizzontale e verticale, è un giroscopio sensibile ai 3 assi dello spazio».

 

 


Si può dire che gli otoliti siano responsabili dell’equilibrio? 
«Sì. Come sono i recettori della stabilità. Se per qualche motivo si staccano dalla membranella su cui poggiano, possono migrare su un altro recettore di movimento. È qui che si ha una stimolazione paradossa: il recettore non è il loro e creano un’illusione rotatoria del mondo che ci circonda. In termini tecnici, una “vergine parossistica posizionale benigna”».
Urca, suona complesso...
«Non lo è eccessivamente. Vertigine perché si vede il mondo che ruota. Quello che gli anglosassoni chiamano “spinning”, come un frullino che gira intorno a noi. Parossistica perché dura dai 20 ai 40 secondi. Posizionale perché si ripete ogni volta che cambiamo posizione. E benigna perché prima o poi passa».
Per fortuna, una buona notizia. In che modo?
«Facendo delle manovre liberatorie o con la terapia farmacologica o perché la natura è brava e risolve il problema da sola».
Santa natura. Quindi non è così grave? 
«Però è fortemente invalidante: quei 40 secondi che vedi il mondo che ti gira attorno sono micidiali. Può venire la nausea, il vomito. E anche in fase di quiescenza c’è stordimento e instabilità. È un malessere generalizzato».
Ma perché ‘sti benedetti otoliti migrano nel posto sbagliato? 
«Nella metà dei casi non lo sappiamo. Nell’altra metà per quattro cause: la disidratazione, la carenza di vitamina D; il trauma cranico e il diabete».

 


Meloni è a letto da giorni. Rientra nelle “manovre liberatorie”?
«Tra di esse, se il ricettore su cui va a infilarsi il “sassolino” è responsabile dei movimenti di rotazione laterale del corpo, si può fare la cosiddetta posizione coatta: cioè ci si mette sul fianco adeguato per la notte nella speranza di far uscire dal recettore sbagliato l’otolite».
Senta, queste manovre funzionano sempre?
«Hanno una percentuale di successo la prima volta intorno all’86%; se si devono ripetere sale al 94% e poi ci sono persone che devono farle più volte o per le quali non funzionano».
E allora?
«Be’, il cervello è intelligente. Quando capisce che uno stimolo dà fastidio in qualche modo lo elimina. Per questo si chiamano benigne. Tenga presente che sono situazioni molto comuni. In questo momento sono anche una sorta di “moda”, alla prima vertigine si pensa agli otoliti. Ma non tutte le vertigini sono otoliti, è importante una diagnosi chiara». 

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