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Luigia Trabace: "Fratture e dolori". Gli effetti del farmaco per diventare trans

Luigia Trabace

Claudia Osmetti
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«La triptorelina è un farmaco importante perché può essere utilizzato in condizioni patologiche diverse: è quello di prima scelta per il trattamento del carcinoma della prostata (di fatto causa una castrazione farmacologica), viene impiegato nel trattamento del carcinoma della mammella e si usa anche per il blocco o il rallentamento della cosiddetta pubertà precoce». Luigia Trabace insegna Farmacologia all’università di Foggia e fa parte della Sif, la Società italiana di farmacologia: è una professoressa attenta, che parla chiaro e si fa capire da tutti. Ha studiato in ogni sua molecola (verrebbe da dire) questo medicinale oramai chiacchierato che riguarda i casi di disforia di genere.

Dottoressa Trabace, iniziamo con la domanda da un milione di dollari: la triptorelina è pericolosa o no?
«Dipende da cosa intendiamo per pericoloso».

Cioè?
«Guardi, parliamo sempre di un farmaco. Va usato sotto stretto controllo medico perché possiede degli effetti collaterali. Quando si decide di utilizzare un medicinale si fa un bilancio del rapporto rischibenefici. Se si opta per l’utilizzo significa che il beneficio supera il rischio».

Anche se si tratta di ragazzini?
«È evidente che soprattutto in un’età come quella dell’infanzia e dell’adolescenza ne va valutato caso per caso l’utilizzo in maniera estremamente attenta e ac curata».

 



 

Infatti l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, è chiara nelle sue indicazioni, giusto?
«Sì. Grazie alla determina dell’Aifa la triptorelina è stata inserita nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del Sistema sanitario nazionale: soprattutto per l’impiego in casi selezionati di disforia di genere in cui un’iniziale assistenza di tipo psicologico, psicoterapeutico o psichiatrico non è stata risolutiva e quindi si decide di passare al trattamento farmacologico, la diagnosi deve essere confermata da un equipe medica multidisciplinare e multispecialistica».

Parlava di effetti collaterali, quali?
«Ripeto che gli effetti collaterali li hanno tutti i farmaci. Qui sono relativi al meccanismo d’azione della triptorelina che può creare uno stato di ipo-estrogenismo secondario».

Cosa significa?
«In sostanza può portare agli effetti collaterali tipici della mancanza degli ormoni sessuali. Che sono le vampate di calore, la nausea, i disordini del sonno, una riduzione della massa muscolare, i dolori alle articolazioni, un aumento del peso, le alterazioni del tono dell’umore. Ci possono essere effetti anche a livello osseo».

In che senso?
«Pensi alla menopausa che è, appunto, uno stato in cui gli ormoni sessuali sono molto ridotti. Si può andare incontro a una riduzione della densità minerale ossea e quindi allo sviluppo dell’osteoporosi, all’aumento del rischio di fratture ossee».

Anche a dieci, undici anni?
«Tutto questo si ripercuote sullo stato di salute in generale e sulla qualità di vita. Circa la triptorelina utilizzata nella pubertà precoce, nella letteratura scientifica recente, è comparso qualche lavoro che ha portato all’attenzione casi di ipertensione arteriosa durante l’infanzia».

Insomma, di pressione alta?
«Esatto. Per questo è opportuno un monitoraggio regolare della pressione arteriosa durante tutto il trattamento».

Sospendendola questi effetti scompaiono?
«Dipende dalla fascia di età. Se stiamo parlando di un’età in cui il ripristino dei livelli fisiologici è pieno, sì, sono eventi avversi che scompaiono».

Come agisce la triptorelina?
«Producendo una potente inibizione della produzione degli ormoni sessuali, essenzialmente del testosterone e degli estrogeni. Quando in fase adolescenziale si verifica un’attivazione prematura dell’asse ipotalamo- ipofisi - gonadi, cioè quello alla base dello sviluppo dei caratteri sessuali, la triptorelina è in grado di bloccare o rallentare la comparsa di quei cambiamenti fisici che sono indotti dalla pubertà. Ecco perché è importante nella disforia di genere: consente di esplorare con una serenità, con un tempo maggiore, la propria identità di genere. E questo, sicuramente, allevia la sofferenza».

 



 

Certo. Esiste un’età standard?
«No. Pur nella difficoltà che di fatto c’è di definire con precisione l’inizio della pubertà fisiologica, esiste una variabilità individuale. Tuttavia il beneficio clinico di questa molecola, in situazioni di pubertà precoce, è stato definito nelle femminucce al di sotto degli otto anni e nei maschietti dei dieci».

Urca, è proprio prematuro...
«Tenga conto che in questo particolare momento i benefici della terapia fanno sì che ci sia una completa cessazione del ciclo mestruale oppure riescono a interrompere o rallentare in maniera importante la maturazione dei caratteri sessuali secondari, come lo sviluppo delle mammelle o la crescita della barba».

In cosa consiste il trattamento?
«In una somministrazione sottocutanea o intramuscolare alla quale l’organismo reagisce con una de-sensibilizzazione del sistema ormonale, inizia a sopprimere la funzione ovarica o testicolare».

L’effetto è reversibile?
«Totalmente. Nel momento in cui passa la “fase critica” l’endocrinologo può decidere di sospendere la terapia, allora lo sviluppo puberale inizierà nella direzione dettata dal sesso biologico».

E se la disforia di genere c’è ancora?
«Le linee guide internazionali raccomandano l’utilizzo degli ormoni sessuali che possono essere femminilizzanti o mascolinizzanti, al fine di indurre una pubertà in linea con l’identità di genere». 

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