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La "cometa del secolo" sta passando sopra di noi: quando l'allineamento sarà perfetto

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Luca Puccini
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Un po’ come se fosse Natale. Col naso all’insù, guardando il cielo (e sperando che le piogge delle ultime ore ci concedano un minimo di tregua altrimenti si complica ogni cosa). È la notte della stella cometa, ma anche quelle successive (sia di notti e che di comete) non scherzeranno: lo spazio di ottobre, là, oltre l’atmosfera, al limite del perielio (che poi è la distanza minima dal Sole), proprio sopra le nostre teste. Sono due, sono speciali, hanno entrambe nomi da codice a barre ma questo è un altro discorso: sono le “scie luminose” dell’autunno e, con un minimo di accortezza, potremmo vederle persino a occhio nudo. Una (anzi, due) striscia di luce all’imbrunire, quando tutto attorno si fa buio, come un segnale dall’alto, come un anello di congiunzione con l’universo. La prima si chiama C/2023 A3 Tsichinshan Atlas, volgarmente detta “la cometa del secolo” perché è stata scoperta a febbraio 2023 da un telescopio in Sudafrica e confermata nel gennaio scorso da un osservatorio in Cina, è arrivata a sessanta milioni di chilometri dal nostro pianeta a fine settembre e il suo picco di luminosità si avrà proprio questa notte per una ragione (astrofisica) molto semplice.

Cioè per il forward scattering, termine inglese che può essere letteralmente tradotto con “dispersione in avanti” e che è un fenomeno per cui le polveri della stella rifletterebbero la luce solare nella nostra direzione, aumentando di fatto la sua visibilità. Scienza, insomma. E infatti “la cometa del secolo” è già visibile, da qualche dì, nell’emisfero australe (in Nuova Zelanda l’hanno addirittura fotografata che pare una cartolina), sabato prossimo raggiungerà il suo massimo di avvicinamento alla Terra (la sua “magnitudine”, ossia il suo grado di luminosità rilevabile da un punto di osservazione, potrebbe sfiorare quella di Venere che, tra parentesi, è il terzo oggetto più luminoso del nostro cielo, subito dopo il Sole e la Luna) e tra lunedì 14 e domenica 20 ottobre resterà più a lungo visibile oltre il tramonto (quando, quindi, anche senza bisogno di strumenti professionali potremmo riuscire a individuarla). Per non perdersi il suo passaggio (la Nasa, l’Agenzia spaziale americana, sui social è categorica: «It’s a planet party», scrive, “è una festa dei pianeti e siete stati invitati”) è consigliabile scegliere anzitutto un luogo appartato (nel senso di poco abitato e con un inquinamento luminoso ridotto all’osso: più è scuro qui, più si vede lì) e che non ponga ostacoli di sorta; dopodiché un binocolo sicuramente aiuta (anche se l’emozione di alzare semplicemente lo sguardo, di certo, non ha paragoni).

 

 

Eppure C/2023 A3 Tsichinshan Atlas non è la sola: non che viaggi in coppia, per carità, nulla è tanto solitario (e imprevedibile) quanto il passaggio di una stella cometa, ma tra qualche settimana potremmo ritrovarci, ancora, a scrutare tra le stelle, questa volta alla ricerca di C/2024 S1 Atlas. C/2024 S1 Atlas un soprannome un tantinello più memorizzabile non ce l’ha (ancora) e, semmai, inizialmente portava una sigla pure più complessa, A11bp71. La sua visita spaziale, tuttavia, non è una certezza: si tratta, infatti, di un “astro chiomato” che rischia di disintegrarsi avvicinandosi (forze troppo) al Sole. Per C/2024 S1 Atlas il perielio è datato 28 ottobre: e in quella data la distanza dalla nostra stella, per lei, si assottiglierà a poco più di un milione di chilometri, il che è sì un incontro (veramente) ravvicinato per due corpi celsti ma è anche un pericolo per la sua sorte. Dovesse continuare indenne la sua corsa, a differenza della “cometa del secolo”, il momento migliore per osservarla, nel nostro emisfero, quello settentrionale, sarà tra gli ultimi dì di ottobre e i primi di novembre, però all’alba: una condizione non eccelsa (con la luce del giorno che sorge il suo brillio potrebbe non essere sufficiente a un’osservazione senza lenti).

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