Che strategie e criteri si useranno nel prossimo futuro per scegliere la classe politica? Deve far riflettere quanto sta accadendo in Albania dove il primo ministro Edi Rama ha assegnato il dicastero del Ministero di Stato per l’intelligenza artificiale ad un avatar digitale generato al computer. Qualche giorno fa durante il forum economico Berlin Global Dialogue, arriva l’annuncio che “Diella” è incinta di “83 figli”, ovvero la ministra creata dall’intelligenza artificiale aspetta 83 assistenti, definiti “figli” dal premier.
Ogni deputato di maggioranza adotterà uno degli assistenti digitali che lo aiuterà durante i dibattiti e preparerà risposte ed argomenti. Cerchiamo di capire con Gianluigi Ballarani docente di Digital Marketing and crypto strategies all’Università di Pavia cosa può accadere nel meccanismo della scelta della futura classe politica con l’introduzione dell’IA. Ballarani sostiene che “ Il caso della “ministra” albanese Diella è affascinante perché non parla del futuro, ma del presente. L’IA ha già invaso la politica perché ha invaso noi: nel 2025 il 61% degli adulti online ha usato l’IA generativa e un terzo la usa ogni settimana; circa 1 adulto su 3 la impiega per scrivere email o testi e il 9% già accede alle notizie tramite chatbot. La politica da tempo si sta trasformando in un sistema di dati, automatismi e protocolli. Diella è semplicemente la metafora di un potere che da anni ha smesso di essere umano e deliberativo per diventare procedurale, statistico, “data-driven” (guidato dai dati). Nel concreto, Diella più che governare rappresenta un simbolo, un’interfaccia, una narrazione. Usa modelli linguistici generativi, probabilmente un mix fra GPT-4 e modelli proprietari addestrati su dati pubblici albanesi, con filtri di sicurezza e funzioni di recupero dati dai database dello Stato. Ma l’elemento più interessante è politico-culturale, più che tecnico: Rama la presenta come “in dolce attesa di 83 figli”, ovvero 83 assistenti digitali assegnati ai parlamentari. In realtà significa questo: ogni deputato avrà un copilota cognitivo che scrive, sintetizza, suggerisce, archivia. Il Parlamento si “aumenta”, ma anche si omologa.”
Ballarani quindi come possiamo definire quanto sta accadendo in Albania ? “È un esperimento di co-governance uomo-macchina, dove l’IA amplifica la capacità di controllo, ma anche la possibilità di influenza invisibile. I rischi veri non sono quelli spettacolari, tipo il ministro robot o la ribellione delle macchine, ma quelli sottili: che i modelli siano addestrati e ospitati su cloud privati, creando dipendenza tecnologica; che i dati pubblici diventino merce d’addestramento; che le decisioni siano “automatizzate” senza più una chiara responsabilità umana”.
Quali possono essere i pericoli dell’introduzione di un algoritmo in poltrone che devono decidere su questioni che riguardano direttamente la popolazione ? Il docente sottolinea che “Un ministro digitale non è pericoloso (per ora): lo diventa quando la popolazione smette di chiedersi chi lo programma, con quali dati e a beneficio di chi. L’IA può aiutare la trasparenza solo se diventa anche trasparente a se stessa: tracciabile, auditabile, con log pubblici e possibilità di ricorso umano. Nel senso: dobbiamo capire perché ha preso una specifica decisione, come e quando l’ha presa, e dobbiamo poterci opporre. Altrimenti rischiamo una nuova forma di tecnocrazia spirituale, dove l’algoritmo diventa l’oracolo del XXI secolo. E forse già lo è”.




