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Torino, ragazza si risveglia

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da coma permanente

Dario Mazzocchi
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Era stato dichiarata in stato vegetativo permanente. Colpa di un incidente automobilistico che le aveva provocato un grave trauma cranico. Poi un'operazione delicata, la prima compiuta al mondo, ed ora è in grado di obbedire agli ordini semplici. La storia arriva da Gassino Torinese mentre l'operazione risale al 2007 per mano del neochirurgo delle Molinette Sergio Canavero con l'assistenza di Barbara Massa Micon, medico neurochirurgo del Cto. Una stimolazione corticale extradurale bifocale: quattro mesi dopo, la giovane ha cominciato a dare i primi segni di miglioramento al punto che, adesso, è in grado di obbedire ai cosiddetti ordini semplici, cioè è in grado per esempio, se glielo si chiede di alzare le braccia, si nutre e, soprattutto ciò che più conta per i sanitari che hanno eseguito l'intervento si sono ricostituiti i circuiti di coscienza rispetto allo stato vegetativo permanente. “Per la giovane si poteva parlare di stato vegetativo permanente sulla base della terminologia internazionale, in quanto la sua condizione perdurava da oltre 12 mesi – ha precisato Canavero all'Adn Kronos -. Oltre tutto possiamo dire con certezza che i benefici sperimentati dalla ragazza dopo l'intervento sono dovuti alla stimolazione corticale: a maggio, infatti, la batteria dell'apparecchio si era esaurita e la paziente iniziava a peggiorare. Una volta sostituita la batteria, abbiamo registrato un nuovo recupero, entro un mese dall'operazione”. Ora la ragazza è in uno stato di minima coscienza. “E' gravemente disabile, ma abbiamo distrutto il muro dell'irreversibilità. E possiamo pensare ad altri interventi, ad esempio al trapianto di staminali, per ulteriori progressi”. Ieri il 'Journal of Neurology' ha accettato di pubblicare l'eccezionale intervento. In Italia attualmente si stima che le persone in coma vegetativo permanente tra i 2-3 mila e, secondo i medici che hanno eseguito l'operazione sulla giovane di torinese circa la metà di questi potrebbe essere operata con risvolti positivi. Un caso che non può che ricollegarsi alla vicenda di Eluana Englaro, nei giorni in cui dal Friuli fanno sapere che alla Casa di cura “Città di Udine” è stata predisposta una camera con 15 volontari per le sue ultime ore di vita. Basta soffermarsi sulle testimonianze dei genitori della giovane torinese: “Non abbiamo mai perso la speranza. Abbiamo continuato a chieder cure per nostra figlia, anche in stato di coma permanente, perché la speranza che succedesse qualcosa è quello che ci ha permesso di andare avanti. E' una cosa tremenda che nostra figlia si trovi in questa situazione - ha spiegato la madre - e noi non possiamo fare altro che assisterla, ma come genitore capisco le scelte del padre di Eluana Englaro perché in questi casi tremendi ciascun genitore deve agire come si sente”.

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