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Cuore a rischio, cosa mangi e a che ora lo fai? Lo studio stravolge le nostre abitudini: cosa non fare mai

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La qualità di ciò che si mangia e anche l’ora del giorno in cui si dà la precedenza a certi alimenti può fare differenza per fare stare bene il cuore: può ridurre del 10% il rischio cardiovascolare. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism dai ricercatori dell’Università di Harbin, in Cina, certifica e suggerisce il tipo di alimento al pasto della giornata. I dati sono quelli della grande indagine sulle abitudini alimentari degli americani, il National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), nella quale sono contenuti i numeri relativi a quasi 28 mila persone, cui era stato chiesto di riferire nel dettaglio che cosa mangiavano in ogni pasto della giornata, tra 2003 e il 2016.

 

 

 

Studiando le risposte, i ricercatori hanno definito un profilo di massimo e uno di minimo rischio: al primo corrisponde chi mangia carne e carboidrati raffinati in quantità a cena, mentre al secondo chi preferisce, sempre per cena, pietanze vegetali, cereali preferibilmente integrali e pochissima carne. Così, se lo stesso quantitativo di proteine animali è consumato a colazione, l’effetto è meno evidente, e tra un profilo e l’altro il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare cambia del 10%. Considerando che ogni anno, nel mondo, muoiono poco meno di 18 milioni di persone. questo non è poco.

 

 

 

Una conferma in tal senso arriva dallo studio pubblicato sullo European Journal of Epidemiology dai ricercatori della Edith Cowan University di Perth, in Australia, che hanno utilizzato un analogo, grande studio di popolazione, questa volta danese, il Danish Diet, Cancer, and Health Study, che ha raccolto i dati di 50 mila persone per 23 anni. Chi consuma ogni giorno una quantità piccola (una tazza se crude, mezza se cotte) di verdure ricche di nitrati come quelle a foglia verde o le barbabietole, ha in media valori di pressione sanguigna inferiori rispetto a chi non lo fa di 2,5 millimetri di mercurio, e ha una diminuzione del rischio cardiovascolare che va dal 12% per gli infarti al 26% per quelle dei vasi periferici.

 

 

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