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Frutta e verdura, prezzi folli: ecco quanto costa oggi essere vegetariano

Giorgia Petani
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Scontrino choc per l’autore di “Febbre” e “Corpi Minori”, Jonathan Bazzi, lo scrittore che un paio di giorni fa ha dovuto spendere a Milano più di 40 euro per un po’ di verdura in un negozio di gastronomia. Sono lontani i tempi in cui nei mercati della periferia e del centro si acquistavano ortaggi freschi e di qualità a poco prezzo. 

Sempre più cittadini si lamentano dell’aumento dei costi dei prodotti naturali. Etra loro è finito appunto Jonathan Bazzi, che attraverso la propria pagina social ha raccontato, o meglio dire “denunciato” al popolo del web di aver speso l’esorbitante cifra di 43 euro per aver mangiato 4 pezzi di verdura impanata e un po’ di focaccia. “Nuova panetteria/gastronomia a Milano, in Porta Venezia. Due piatti così, take away, 43 euro”, si legge su Twitter con tanto di foto della gustosa (almeno si spera) cena. «Il problema - scrive in un altro post - non è solo Milano, ma anche l’enorme fraintendimento attorno alla scelta vegana/vegetariana. Sempre dallo stesso posto in Porta Venezia: broccoli a 38 euro al chilo».

 

 

Aggirandosi per Milano, la nuova gastronomia citata dall’autore Bazzi non sembrerebbe nemmeno l’unica ad aver prezzi da alta gioielleria. Noi di Libero siamo andati alla scoperta di alcune gastronomie e fruttivendoli milanesi per verificare l’effettiva situazione. Siamo in piazzale Cadorna, in pieno centro cittadino e qui i prezzi fanno davvero girare la testa. Il costo di tre carciofi sfusi è di 6 euro mentre si sale a 25 euro al chilo nel caso in cui si volessero acquistare puliti, tagliati e confezionati. Per una semplice vellutata di zucca ci toccherà sborsare ben 28 euro al chilogrammo. Stessa cifra per le zucchine ripiene di magro esposte in vetrina. A pochi passi di distanza dal primo negozio, una gastronomia vende al banco le patate arrosto alla modica cifra di 20 euro al chilo. Le dolci e gustose nespole sono vendute a ben 7,90 euro al chilogrammo mentre per le clementine dovrete spendere “solo” 6,50 euro. Ma vediamo quanto costano i famosi broccoli della discordia che hanno fatto tanto infuriare Bazzi.

Come ha raccontato a Libero un commerciante «noi vendiamo un chilo di broccoli a quattro euro e novanta, mentre se il cliente richiede la pulitura del gambo il costo aumenta a sette euro, non mi stupisce che il ragazzo abbia dovuto sborsare 38 euro considerando anche la cottura e la tempura. La qualità e il servizio di pulitura si pagano». E quella della qualità sembrerebbe anche essere la giustificazione utilizzata dai titolari del negozio: sulla pagina Twitter dello scrittore appare un messaggio di un utente che ha postato la risposta del titolare alla denuncia social di Bazzi: «Siamo dispiaciuti per la sua cattiva esperienza, se ci avesse fatto presente il problema sul momento non avremmo esitato a cambiarle il piatto o a rimborsarla; i nostri prezzi sono proporzionati a quelli del mercato, acquistando tutto a chilometro zero e che segua delle precise indicazioni bio, il prezzo aumenta perchè lo acquistiamo a un prezzo maggioritario. Usiamo inoltre solo ingredienti di stagione, quindi se trova più volte un ingrediente è perché non teniamo in considerazione altro al di fuori della stagionalità. Nella speranza di rivederla presto in uno dei nostri negozi, le auguriamo una buona giornata».
Qualità o no c’è chi non si ritiene della stessa opinione.

 

 

Un commerciante del centro, che ha un’attività proprio a due passi dalla Madonnina, ha raccontato a Libero di considerare troppo caro il piatto di broccoli menzionato da Jonathan Bazzi. «Mi sembra davvero eccessivo far pagare quasi quaranta euro per un contorno di verdure e un pezzo di focaccia. Noi vendiamo diversi prodotti anche a 28 euro al chilo, ma sono tutti alimenti sott’olio che ci facciamo preparare appositamente dai piccoli produttori, ma per il resto abbiamo mantenuto prezzi onesti. Un panino con affettato e formaggi freschi si aggira intorno ai 5-6 euro e ricordiamoci che siamo in piazza Duomo». Nei pressi di Cairoli assistiamo alla stessa situazione. Un chilo d’uva senza semi viene venduto a 9,80 euro al chilo mentre 4 kiwi di origine italiana vengono venduti a sei euro, praticamente a 1,50 € l’uno. Le albicocche (spagnole) «tanto amate dai bambini vengono vendute a 9,70 euro al chilo mentre le pesche anche esse molto ambite dai più piccoli a 7,90 euro», ha spiegato il titolare. In Brera le cose non cambiano, anzi peggiorano: i kiwi verdi costano 9,90 euro al chilo mentre i pomodori a cuore sardo vengono venduti a 7,90 euro. Un mazzo di asparagi vi costerà invece 6 euro, il broccolo romanesco 4,50 euro. All’interno dello stesso fruttivendolo i crauti rossi vengono venduti a due euro al pezzo, i pomodori datterini a 8,80 euro al chilo e 4,80 perle zucchine trombetta. Insomma, fare la spesa dal fruttivendolo e in gastronomia è diventato un vero e proprio lusso per pochi, vegani e non. 

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