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Cibi pericolosi? Dai fichi turchi ai pistacchi iraniani: la lista nera della Coldiretti

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Attilio Barbieri
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I campioni del made in Italy sono penalizzati in molti Paesi del mondo da assurde restrizioni all’import che li bloccano in dogana. Eppure in quasi nove casi su dieci, quando da noi scatta un allarme del sistema europeo di allerta rapida Rasff, riguarda derrate alimentari in arrivo dall’estero. Dai fichi turchi ai pistacchi iraniani contaminati dalle aflatossine, dalle spezie indiane ai litchi cinesi con livelli di pesticidi oltre il limite, la Coldiretti ha presentato al Forum dell’alimentazione che si è chiuso ieri a Roma, la lista nera dei cibi più pericolosi che rischiano di finire nel carrello degli italiani alla ricerca del risparmio a tavola. Sui 317 allarmi rilevati nel 2022, 106 scaturivano da importazioni da altri Stati dell’Unione Europea e 167 da Paesi extracomunitari. Solo 44 hanno riguardato derrate di origine nazionale. L’86% dei cibi potenzialmente pericolosi arrivano da fuori. In cima alla top 10 degli alimenti con il maggiore rischio per la salute dei consumatori si trovano i fichi secchi della Turchia per le aflatossine, micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova soprattutto in zone caratterizzate da clima caldo e umido. Alcune aflatossine sono fortemente cancerogene e genotossiche, possono indurre cioè mutazioni nel Dna umano.

PESCE SPAGNOLO
In seconda posizione nella lista nera arriva il pesce spagnolo, per l’alto contenuto di mercurio, un metallo altamente tossico la cui ingestione può provocare paralisi, danni alla vista e all'udito e difficoltà nell'articolare le parole. Terza in ordine di pericolosità è la carne di pollo polacca contaminata da salmonella. Poi vengono cozze e vongole spagnole sempre con salmonella insieme al batterio dell’escherichia coli. Molto pericolosi anche i pistacchi da Turchia, Iran e anche Stati Uniti sempre per l’elevato contenuto di aflatossine, nonché erbe e spezie dall’India e i litchi in arrivo dalla Cina per la presenza di pesticidi oltre i limiti consentiti. Ma non mancano neppure le ostriche francesi al norovirus che provoca violente gastroenteriti. Un’emergenza – sottolinea la Coldiretti – che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo ma che, per effetto della globalizzazione degli scambi e della competizione al ribasso sui prezzi, si estende anche a quelli più ricchi.

 

 

RESIDUI CHIMICI PERICOLOSI
A conti fatti i cibi e le bevande stranieri sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy. I prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge fra quelli commercializzati nel Belpaese, raggiungono il 6,4% nei prodotti di importazione, mentre si fermano 0,6% dei campioni di origine nazionale, secondo i dati dell’ultimo Rapporto pubblicato dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare relativo ai dati nazionali dei residui di pesticidi. Fra l’altro con i prodotti importati è anche più difficile risalire all’origine precisa perché la tracciabilità di questi cibi lascia spesso a desiderare. «Tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei devono rispettare gli stessi criteri. Dietro gli alimenti, italiani o stranieri, in vendita nei supermercati, ci dev’essere un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute» afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Fra l’altro entro il 1° gennaio 2025, grazie alla lunga battaglia della Coldiretti per l’indicazione dell’origine in etichetta, scatterà l’obbligo di indicare il Paese di provenienza anche per frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano. 

 

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