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Attacco cardiaco improvviso, il legame con una bevanda: lo studio e l'allarme

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Il dibattito sulle bevande energetiche prosegue ormai da molti anni, tra fautori e critici. Il dibattito verte soprattutto attorno agli ingredienti principali delle bevande: caffeina, zuccheri, dolcificanti, taurina e aminoacidi. E un recente studio condotto dalla Cardiac Electrophysiology Society, dalla Pediatric & Congenital Electrophysiology Society e dalla Mayo Clinic ha lanciato un allarme riguardo l'uso di queste bevande. Secondo i ricercatori, le bevande energetiche possono provocare gravi danni al cuore e aumentare il rischio di attacco cardiaco. Insomma, aumenterebbero il rischio-infarto.

Nel dettaglio lo studio ha analizzato 144 casi di pazienti che sono sopravvissuti a un arresto cardiaco improvviso. Di questi, il 5% aveva consumato una o più bevande energetiche poco prima dell'evento. Sebbene non sia ancora stato stabilito un nesso causale diretto, i ricercatori avvertono che è necessario un uso moderato di queste bevande. Le bevande energetiche possono contenere fino a 300 milligrammi di caffeina per porzione, tre volte la quantità presente in una tazza di caffè di media grandezza. Inoltre, contengono ingredienti stimolanti come taurina e guaranà, che non sono regolamentati dalla Food and Drug Administration (FDA). Secondo lo studio, questi stimolanti potrebbero alterare la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna.

 

Classificati come integratori alimentari e non come farmaci, gli ingredienti degli energy drink non sono sottoposti ai rigorosi test previsti per i medicinali e sfuggono a molti controlli delle agenzie regolatorie. "Queste sostanze aumentano l'eccitabilità cardiaca", spiega il dottor Peter Schwartz dell'Auxologico di Milano a Repubblica. "Se combinate con stress o sforzo fisico intenso, possono contribuire all'insorgere di aritmie, specialmente nei soggetti predisposti e in coloro che hanno problemi alle coronarie".

Il dottor Schwartz sottolinea che "spesso basta un elettrocardiogramma per diagnosticare una predisposizione alle aritmie. Tuttavia, molti giovani senza sintomi non sono consapevoli di avere un fattore di rischio. Da diversi anni, sia io che il dottor Ackerman raccomandiamo ai nostri pazienti con la sindrome di QT lungo di evitare queste bevande, per precauzione", conclude.

 

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