La prossimità spaziale, trattasi di sociologia spiccia, influenza le relazioni tra persone: possono sbocciare insospettabili attrazioni o acredini profonde. Scevro di concezioni sociologiche, osservando le relazioni all’interno della mia classe ai tempi del liceo, definii la prossimità spaziale in aula «la teoria del canile» (insospettabili attrazioni, acredini profonde). Prossimità spaziale e teoria del canile, ditela come volete, si applicano perfettamente al coriandolo, inteso come spezia (i semi) e come erba (le foglie). Un aroma pungente che in Italia viene relegato agli estremi confini della cucina. Poco tollerato, rovinosamente impopolare rispetto a prezzemolo e basilico. Una diffidenza che ha radici culturali e gustative. Provate a condurre un breve sondaggio composto da due domande: il coriandolo vi piace? Stravince il “no”. Ma a sorprendere di più è la risposta più comune alla richiesta di descriverne il sapore: «Saponoso». Dunque, sgradevole. Quasi immangiabile. Trattasi di genetica, di papille gustative non allenate a decriptarne le virtù.
Per rendersi conto di quanto il coriandolo sia marginale nella nostra cucina basti pensare che fa raramente capolino solo nei ricettari siciliani, nei piatti di ispirazione araba come il couscous. In Sardegna ci si può imbattere in una fregola al frutto di mare aromatizzata al coriandolo: vezzo, non tradizione. Il mio rapporto col coriandolo rivela l’importanza dell’allenamento: in Thailandia lo mettono ovunque e non lo sopportavo; in Indonesia lo mettono quasi ovunque e iniziai a tollerarlo; in Messico è un diluvio di coriandolo e imparai ad apprezzarlo. Oggi lo adoro. Vale la pena dargli credito: il concetto di saponoso andrà diradandosi fino a rivelarne la vera essenza (la mia personale predilezione è per la foglia). Noto anche come prezzemolo cinese o cilantro, la pianta erbacea vanta un lungo curriculum: Ippocrate, nell’antica Grecia, ne decantava le virtù digestive. I Romani ne esaltarono le proprietà aromatiche insaporendo pani e vini. Le prime testimonianze dell’utilizzo - reperti archeologici in grotte che si trovano in Israele - risalgono a 7mila anni fa.
Hamburger e salute, tutta la verità: come stanno le cose
"L'hamburger, negli Stati Uniti, è nato come un piatto di recupero degli scarti di carne. Si utilizzava ...Nella tomba di Tutankhamon furono trovati semi di coriandolo, prova dell’elevato valore simbolico. Nel Medioevo fu spezia di gran pregio, mentre proprio come accadde per il burro, durante il Rinascimento, fu Caterina de’ Medici, grande appassionata di cucina, a promuoverne la diffusione nelle corti francesi. La sponsorizzazione della sovrana rese popolare il coriandolo nella gastronomia europea per un certo tempo. Poi si perse, fino a diventare «saponoso». Pregiudizio, per quanto genetico, immeritato.