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La nuova analisi antropometrica“Dal tuo volto ti dirò come stai”

Il nostro volto comunica non solo chi siamo, ma anche come siamo e se siamo in salute, valutando così le anomalie o le modifiche che abbiamo dalla nascita o che subiamo con gli anni
di Maria Rita Montebellisabato 16 agosto 2014
La nuova analisi antropometrica“Dal tuo volto ti dirò come stai”

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Le analisi quantitative del volto umano hanno sempre ottenuto molta attenzione da parte di scienziati, medici ed anche artisti. La forma del nostro volto viene analizzata oggi con tool matematici, software in 3D, analisi che possono identificare l’armonia muscolo-facciale e studiare passo passo lo sviluppo cranio-facciale e dei denti. Si può in questo modo curare meglio una corretta masticazione e si è arrivati addirittura a calcolare dati che ci consentono di definire quali volti siano più sani e ben sviluppati nel loro equilibrio muscolo-scheletrico. “L’analisi antropometrica – dice l’odontoiatra Gianluca Tartaglia, professore a contratto presso l’Università di Milano – gioca un ruolo chiave nel nostro lavoro e ci consente di fare diagnosi accurate anche relative a diverse sindromi. Possiamo infatti valutare la crescita normale e anormale muscolo-facciale e dei denti ad essa correlati. Ciò ci consente anche di stimare quali siano i trattamenti più adeguati, sia chirurgici che ortodontici, per ogni singolo paziente e di valutarne i risultati. Ci sono oggigiorno una varietà di tecniche non invasive che permettono analisi facciali con una ricostruzione in tridimensione a supporto del nostro lavoro in odontoiatria quali laser scanning, ultrasuoni, risonanza magnetica, digitalizzazione a contatto e, infine, la stereofotogrammetria. Quest’ultimo è il metodo più accurato per la diagnosi e la cura dei pazienti. Consente di catturare differenti immagini del soggetto da angoli multipli e simultaneamente con un software dedicato digitale in 3D che riproduce l’immagine del paziente. La velocità di acquisizione dei dati riduce il problema di eventuali movimenti del soggetto e non c’è bisogno di un contatto diretto con la superficie facciale, il che evita modifiche anche dei tessuti molli che possono causare errori di corretta misurazione. La stereofotogrammetria è un metodo di rilevamento ottico basato sull’impiego di opportune coppie di fotogrammi relativi allo stesso oggetto, consentendone una accurata ricostruzione tridimensionale. E’ un metodo molto affidabile che analizza le deformità cranio-facciali con precisione. I vantaggi dei sistemi di stereofotogrammetria sono dovuti alla non necessità di contatto con la superficie cutanea del paziente ma anche alla immediatezza di analisi. E’ uno strumento di diagnosi, documentazione clinica e simulazione terapeutica altamente affidabile. E’ facile immaginare l’affiancamento che potranno svolgere ulteriori sviluppi di software di imaging medicale, operanti a partire dalla stessa piattaforma tridimensionale, nell’attività quotidiana di noi dentisti e dei chirurghi plastici, che ci consentirà sempre meglio di poter anche prevedere come e in quale misura il nostro trattamento andrà ad inserirsi nel contesto morfo-funzionale dei pazienti”. Analisi medico-cliniche. Di norma si utilizzano tre criteri: antropometrico (misure dirette), statistico (di analisi e confronto delle misure del singolo rispetto alle medie della popolazione) e funzionale (vincoli cinematici). La stereofotogrammetria, che viene utilizzata anche presso la nostra clinica, non ha controindicazioni, è non invasiva e veloce, offre una qualità superiore di immagini della superficie facciale da diversi punti di vista. E’ un metodo non solo preciso ma che consente la ripetibilità di analisi e studi specifici sulla base delle differenze biologiche dei pazienti. Questo strumento va molto bene per bambini, disabili, persone per le quali l’acquisizione dei dati muscolo-facciali possa essere problematica. L'associazione tra il modello dentale digitale e le immagini 3D del viso può consentire al clinico di analizzare le relazioni tra tessuti molli e arcate dentarie, evitando il più possibile il ricorso ai raggi X. Si possono effettuare anche valutazioni quantitative della morfologia labiale e peri-labiale in risposta ai cambiamenti della morfologia dentale. Differenti metodi per analisi tridimensionali sono stati sviluppati e studiati, ma in generale, il costo elevato, restringe il loro utilizzo nella pratica clinica. La nostra clinica utilizza le tecniche e gli strumenti più aggiornati a livello sia diagnostico che di cura. Il volto umano insomma è il distretto corporeo più rappresentativo e caratterizzante dell’intera persona. Le principali funzioni dell’organismo, come la respirazione, l’alimentazione, la fonazione, i cinque sensi, devono necessariamente servirsi di questo distretto per potersi esprimere e funzionare al meglio. Attraverso di esso, inoltre, hanno luogo le azioni più importanti e peculiari di ogni essere umano: il riconoscimento, l’espressione mimica, la comunicazione sociale. “Analizzare quantitativamente un volto - aggiunge il professore – è una procedura che mettiamo tutti noi in atto pressoché quotidianamente, spesso in maniera inconsapevole. In campo medico, molti specialisti compiono lo stesso tipo di misurazioni, utilizzando tecniche che, per la loro accuratezza e precisione, rispecchiano i necessari criteri scientifici. In questo modo chirurghi estetici, maxillo-facciali, otorinolaringoiatri, dentisti, chirurghi orali e ortodontisti possono sia documentare i casi clinici, sia confrontarli tra di loro e paragonare diverse immagini di uno stesso paziente, per esempio prima e dopo una determinata cura. La stereofotometria sta rivoluzionando in particolare l’approccio odontoiatrico. Le immagini svolgono un ruolo chiave a partire dalla diagnosi, dall’inquadramento nosologico, dalla comunicazione col paziente, per arrivare poi a documentare l’intero iter medico-chirurgico, in tutte le sue fasi, dall’intervento fino al follow-up. Una documentazione visuale efficace sarà sempre più utilizzata, in campo scientifico e comunicazionale, sia nel rapporto medico-paziente, sia nel rapporto dei medici tra loro”.