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Il concerto benefico per Aya e la ricerca contro il tumore

di Costanza Fumagalli venerdì 28 novembre 2025

2' di lettura

La Milan col coeur in man si è riunita mercoledì sera a palazzo Edison di Foro Bonaparte, sotto la volta in stily liberty della sala degli azionisti e accanto alla dinamo che alimentò la Centrale elettrica di Santa Redegonda nella notte del 26 dicembre 1876 illuminando la Prima della Scala. Medici, pazienti, e milanesi del mondo delle professioni si sono dati appuntamento per un concerto benefico in favore di Aya (Adolescents and Young Adults), il progetto di “Fondazione Humanitas perla ricerca” e “Humanitas Research Hospital” voluto e ideato dalla dottoressa Alexia Bertuzzi per i malati di tumore tra i 16 e i 39 anni.

L’età di mezzo tra l’infanzia e l’età adulta, quando la vita è speranza e attesa e la malattia è un pensiero inaccettabile. È allora che le cure non bastano, e bisogna attivare un supporto anche psicologico nella vita sociale familiare, scolastica e personale. «Da giovani non si pensa che una patologia oncologica possa affacciarsi nella propria vita, interrompendo il naturale flusso degli eventi», spiega la dottoressa Bertuzzi. «Eppure, quando capita, occorre recuperare ogni risorsa soggettiva, sociale e culturale per affrontare la diagnosi e intraprendere il percorso di cura». Allora servono terapie. Ma anche braccia per accoglierti, luoghi per socializzare, esperti per sostenerti e incoraggiarti nella vita quotidiana. Sotto la volta colorata del grande salone, oltre 150 persone hanno potuto assistere al concerto del coro Eva Onlus (Ensamble Vocale Ambrosiano) che ha cantato brani gospel e contemporanei in un intreccio di passione, talento e voci angeliche che ha commosso e trascinato i presenti.

“Imagine”, “Hallelujah” e poi la magia di “Silent night” cantata dal giovane e talentuoso Federico Macrì per la sua Martina, la meravigliosa sorella morta di tumore un anno fa. Partner della serata la fondazione Eos di Edison, nata nel 2021 per sostenere gli adolescenti e aiutarli a realizzare i loro sogni. Alla musica si sono alternate le testimonianze della dottoressa Bertuzzi - «un punto importante per noi è fare conoscere il progetto e fare in modo che in ogni cancer center ci sia la dovuta attenzione ai più giovani» e di chi ce l’ha fatta. Come Ilaria Marocco, consulente d’immagine, che a 20 anni ricevette la diagnosi di tumore: «A Roma non mi diedero possibilità di sopravvivenza a e allora mio padre mi portò a Milano dove tutto cambiò e ricevetti la spinta per andare avanti e guarire». «La nostra Fondazione, da oltre 20 anni, sostiene progetti e iniziative che fanno crescere la Ricerca impegnandosi a trovare nuove possibilità di cura per i pazienti e nuove speranze per le loro famiglie», spiega Lucie Parizkova, vicepresidente di Fondazione Humanitas perla ricerca. Sono più di 500 i ricercatori attivi nei laboratori Humanitas. Una luce nel buio della malattia. Ma anche l’unica rivoluzione possibile. Proprio come quella dinamo che accese piazza Scala e cambiò la storia di Milano.

Per info, consultare il sito fondazionehumanitasricerca.it

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