Alberto Sordi, l'eredità: ecco come hanno fregato la sorella
Sono i "famigli" che da sempre vivono in casa Sordi: sono le stesse persone a cui l'attore, morendo, aveva affidato la sicurezza dell'unica sorella rimasta, Aurelia. Oltre al notaio Gabriele Sciumbata e gli avvocati Francesca Piccorella e Carlo Farina sono dieci le persone per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio con accuse peraltro piuttosto gravi: circonvenzione di incapace, associazione per delinquere, ricettazione e falso ideologico. I "famigli" - Vivevano tutti a casa Sordi, come ad esempio l'autista peruviano Arturo Artadi, che amministrava ormai in piena autonomia beni, conti bancari e aumentava gli stipendi a sé e agli altri e in fine dirottava 30 milioni su conti esteri con l'aiuto del fratello broker dell'avvocato Piccolella, e che il pm Eugenio Albamonte identifica come l'ideatore del piano criminis, capace di "tradire la fiducia della quale era investito fin da giovane età e di escogitare le modalità con cui realizzare i propri scopi occultandoli sotto un'apparente immagine di legalità". Il raggiro - La povera donna, secondo quanto emerge dall'inchiesta condotta dal pm, ha subito ogni tipo di raggiro, pressione e isolamento: ad Aurelia Sordi era impedito persino ricevere chiamate dagli amici: una vita d'inferno. Una vita in cui era precipitata nel 2012 quando aveva cominciato a manifestare i primi sintomi di "demenza degenerativa". Ed è in quel periodo che l'Artadi si mette ufficialmente in movimento. Per Aurelia, da sempre parsimoniosa, cominciano a piovere spese pazze, auto di lusso viaggi e vacanze, ma sono gli integerrimi funzionari di banca Castellani e Farfalli (che da sempre gestivano il patrimonio della famiglia sordi), dopo un tentativo di corruzione da parte di Artadi, ad avvertire l'autorità giudiziaria. Il pm infine, per il notatio e gli avvocati (rispettivamente Sciumbata, Piccolella) ha chiesto la sospensione dagli albi professionali.