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Massimo Fini: "Vi spiego perché le donne non muoiono più dopo gli uomini"

Ignazio Stagno
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"Le donne hanno fatto un altro passo avanti sulla strada della parità. Prima morivano 7 anni dopo gli uomini, adesso questo scarto si è dimezzato: 3,8. Ben gli sta". Massimo Fini su Il Fatto Quotidiano mette nel mirino il gentil sesso e spiega perché la speranza di vita delle donne si è accorciata nel corso del tempo. In un lungo commento sul Fatto Fini afferma: "Hanno voluto entrare nel mondo del lavoro maschile e ne hanno assunto tutto lo stress, fumano, bevono, si fanno di coca". A questo punto Fini affonda il colpo: "Nella competitività sul lavoro – altra fucina di nevrosi – non hanno rivali. O, per essere più precisi, li hanno: sono le loro colleghe, soprattutto le brutte. Per non retrocedere allo status di “brutte” sono costrette ad acrobazie faticosissime. Già la manutenzione del corpo di una donna impegna un paio di ore al giorno, fra maquillage, capelli, depilazioni, abluzioni accuratissime. Adesso si sono aggiunte palestra, acquagym, jogging (pratica particolarmente insensata: nessuno ha mai pensato seriamente che le gambe delle donne siano fatte per camminare tantomeno per correre)". "Uomo femminilizzato" - Fini poi nel suo attacco al mondo in gonna parla anche della "mascolinizzazione della donna" e dell'uomo che "è ormai femminilizzato": "Mentre infatti la donna oggi marciano su tacco 12,  l'uomo si femminilizza" . Il commento di Fini ha creato non poche polemiche nella redazione del Fatto Quotidiano. E così la risposta arriva da Silvia Truzzi che sempre sul Fatto attacca Fini. Risposta al veleno - Femminismo alla mano, la risposta della Truzzi è al veleno: "Massimo Fini periodicamente attacca le donne (...) L'autonomia economica ha concesso al “secondo sesso” di non dover dipendere dal primo (padri, mariti, amanti). Con il conseguente effetto collaterale di scegliere come, dove e con chi stanno bene". E ancora: "Fini ci accusa di fare un doppio lavoro. Quello in ufficio e quello a casa. Forse se mariti e fidanzati dessero una mano autentica a casa – invece di spaventarsi perché lei ha un buon lavoro e farle pagare ogni ritardo con frasi colpevolizzanti, tipo “Noi hai ancora cucinato la cena?” – tutto sarebbe più facile". Infine la Truzzi invita al "dialogo" Fini: " Al di là di anacronistiche incazzature di genere e cliché scontati, si potrebbe semplicemente venirsi un po' incontro. E magari chissà, perfino recuperare un po' di incanto (magari funziona anche per i sagaci polemisti)".

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