Ignazio Marino tra il Papa e un magistrato: così il sindaco chirurgo vuole rifarsi la verginità
La storia del chirurgo mangiapreti che a Natale va dal Papa per farsi ricostruire la verginità è il cinepanettone del 2014. Ad affiancare l'inconsapevole Francesco è giunto adesso il consapevolissimo Alfonso Sabella, il cui percorso da sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo (negli anni in cui furono arrestati Leoluca Bagarella e i fratelli Brusca) ad assessore alla Legalità della neonata giunta Marino-bis offre ulteriori spunti per riflettere sulla caducità delle umane fortune. Comprimari, ma mica tanto, il nuovo assessore ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci, sino ad oggi responsabile dei “progetti speciali” del Campidoglio, che indagato non è ma il cui nome appare nelle intercettazioni dei magnaccioni, e soprattutto gli imprescindibili Salvatore Buzzi e Luca Odevaine. Nessuno glielo riconosce, ma è solo grazie a loro se quella piaga biblica mascherata da sindaco può andare in giro rifatto come nuovo; non ci fossero stati, Marino Ignazio oggi sarebbe argomento da tassidermista e non da cronista, e noialtri ci godremmo la democratica ordalia rituale dei pretendenti Pd e dei loro supporter rom e maghrebini ai gazebo delle primarie (speranzoso, Matteo Renzi aveva già fissato la data sul calendario di palazzo Chigi: 17 maggio, giorno dell'election day e della Liberazione del Pd e di Roma dal marziano venuto da Genova. E invece). Finirà comunque come nei film dei Vanzina: un bel botto finale e tra qualche tempo anche questa nuova giunta ce la saremo levata dalle scatole (il sonoro originale era diverso, probabilmente più efficace, ma a parlare di «palle» sotto l'albero di Natale si rischia sempre di essere equivocati). Nell'attesa si ride con quello che offre la ditta, o almeno ci si prova. Marino, e di questo gli va dato atto, nell'istante estremo è riuscito a rigirarsi con l'agilità del gatto, trasformando la lapide che avrebbe dovuto sotterrarlo in una zattera di salvataggio. Un'operazione che lo ha visto prima farsi dare la necessaria benedizione dal Santo Padre sulla pubblica piazza (lui, quello che ha registrato i matrimoni gay sui libri del Comune). Quindi, nel tentativo disperato di ribaltare i sondaggi che a Roma lo vedono apprezzato e amato quanto l'arbitro Bergamo (quello che annullò il gol di Turone), si è messo a fare il paladino della questione morale, dipingendo un ritratto di se stesso vittima del malaffare sopra all'affresco in cui per mesi è stato entità dormiente al cui cospetto i peggiori individui si abboffavano: talvolta indisturbati, talaltra agevolati dagli incarichi ricevuti dalla sua amministrazione. La figurina che gli serviva per completare l'opera l'ha trovata nell'album delle toghe di piazzale Clodio, dove ha pescato Sabella, magistrato dell'antimafia doc, al quale ha chiesto di entrare in giunta. Lo sventurato rispose (e in merito alla sua nomina ha davvero detto tutto l'Unione delle Camere penali: «Da un lato, al di fuori di ogni regolamentazione legislativa, la magistratura si insedia all'interno della politica legittimando se stessa come unica garante della legalità, e dall'altro la politica dimostra con tali scelte di voler delegittimare se stessa affermando la propria inadeguatezza e la propria incapacità di perseguire la legalità con i suoi propri strumenti e con le sue proprie forze»). Lo stesso Sabella ammette di ritenere «anomala» la propria presenza tra gli assessori, ma si giustifica con la logica del rimedio estremo a un male estremo. Così ieri, giorno della presentazione della nuova giunta, la cosa più normale che è successa è stata sentire Marino usare a discolpa di Pucci le parole del Papa, ormai eletto santo protettore degli assessori capitolini: «Guardiamoci dal terrorismo delle chiacchiere». Non che tutto questo sia servito a far cambiare idea ai romani: secondo Euromedia quelli che chiedono lo scioglimento del consiglio comunale sono l'89%. Ma intanto il Pd si è arreso, ha capito che se si va a votare a maggio il Campidoglio finisce in mano ad Alfio Marchini, il Ridge Forrester de noantri candidato dal centrodestra, e così Marino per ora resta lì, dove un mese fa nessuno pensava che potesse stare più. Post scriptum. Per ringraziare del miracolo, il riconfermato sindaco ha offerto piazza Navona in sacrificio a un qualche dio pagano. Al posto della Fontana dei fiumi e del relativo obelisco, romani e turisti trovano in questi giorni un'installazione lisergica lontana parente del monumento che fu. È il risultato dell'illuminazione che tinge di rosso il marmo e lo dipinge con il logo dello sponsor e la scritta «Buone Feste». Davanti ai peggiori alberghi di Las Vegas si vedono cose molto più eleganti. Nell'Oltretomba il povero Gian Lorenzo Bernini urla invano. di Fausto Carioti