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Bernardo Caprotti show: "Farinetti un chiacchierone, Mussolini un deficiente. Prodi e la Bindi il peggio. Che paura per i rapimenti"

Giulio Bucchi
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"Non sono di destra né di sinistra, e forse neanche più italiano. Il Duce? Un deficiente. Farinetti un chiacchierone. I miei figli? Non li sento da troppo tempo". Combattivo e sincero, Roberto Caprotti ha un'incertezza solo quando parla della dolorosissima vicenda giudiziaria che lo ha visto contrapporsi ai due figli di primo letto. Nella lunga, bella intervista al Fatto quotidiano, il quasi 90enne patron della catena di supermercati Esselunga (150 strutture per il centro-nord Italia, oltre ventimila dipendenti) ripercorre le tappe di un'avventura umana e professionale dalle mille sfaccettature. Che botte a Coop e Farinetti - Si parte dal rapporto conflittuale con due "colossi" dell'imprenditoria di sinistra, le Coop e Oscar Farinetti, mister Eataly. "A Genova è impossibile aprire un supermercato. No way.... A Livorno? E' solo un'idea del sindaco Nogarin. Lì la Coop ha il monopolio, da quelle parti abbiamo un terreno acquistato dalla Fiat oltre 20 anni fa, ma non siamo mai riusciti a utilizzarlo", spiega Caprotti secondo cui con le Coop "non è possibile avere rapporti sinceri". All'Expo "avremmo voluto far qualcosa, ma anche lì è entrata la Coop con Farinetti, e siamo stati rifiutati". Ed è proprio Farinetti a finire nel mirino di Caprotti: "Lui è l'uomo che sa tutto, viene qui a Milano e ci insegna cos'è il food. Sa tutto di food. Vendeva frigoriferi e televisori, ma ora è un grande esperto, è l'oracolo. E' un chiacchierone formidabile". La rivalità tra Esselunga e Eataly è lampante: "Una melanzana da noi costa 2,28 al chilo, da Eataly 3,90, il 40 per cento di differenza; per l'insalata riccia è meno 42 per cento. This is money, questi sono soldi". La differenza, sostiene Caprotti, la fa la capacità di comunicazione: "Farinetti riesce a ottenere tutto gratis. A Torino il sindaco Chiamparino gli ha dato la sede della Campari, gratis e per sessant'anni; a Verona entra in una struttura splendida, con la ristrutturazione a spese della Cassa di Risparmio della città. Lui deve solo piazzare i suoi quattro scaffali. Un grande..." Le pagelle ai politici - Sulla politica Caprotti smentisce i luoghi comuni che, in quanto avversario delle Coop, lo descrivono come "imprenditore di destra": "Non sono di destra, neanche di sinistra, non sono niente - spiega -. Sono di buon senso, sono un incrocio tra un bavarese, uno svizzero e la cultura inglese. Mi sento un borghese di buon senso. Il problema è che l'Italia è un paese strano, dove tutto è catalogato e diviso tra destra e sinistra, anche tra chi fa la doccia e chi il bagno. Stupidaggini". "All'epoca di Craxi - ricorda ancora - ho dato moltissimi soldi alla Lega, volevo ribaltare quel tipo di classe dirigente, non ne potevo più, c'era un clima pazzesco, eri obbligato a pagare in continuazione delle tangenti. Una volta una persona arrivò a chiedermi cento milioni. Ma io dissi: Soldi neri non ce ne sono, anche se li avessi non glieli darei. E comunque non ho mai pagato". Di politici ne conosce molti e con qualcuno è amico: "Bersani, persona di grande intelligenza, preparata, pratica, sono andato a trovarlo quando non stava bene. Mi dispiace non abbia più in mano le leve. E' l'unico che è riuscito a portare qualche liberalizzazione nel commercio". E poi Silvio Berlusconi: "Sono anni che non lo vedo, è una persona facilmente leggibile, è uno che dice quello che pensa, anche troppo. Non sta zitto. Secondo me non gli hanno consentito di governare".  E poi il Duce: "Mussolini era un deficiente. Un ignorante. Mi ha sempre fatto ribrezzo. Un gigione ignorante, con queste camicie nere, quei discorsi pazzeschi". Tra i politici attuali, invece, due sono sulla sua lista nera: "Romano Prodi e Rosy Bindi, loro due insieme per me sono il massimo del terribile".   "I figli? Non li vedo da tempo" - Con il Cavaliere Caprotti ha condiviso il terrore dei sequestri di persona: "Ho dovuto mandare i miei figli in collegio, qui rapivano di continuo, ogni settimana era un bollettino. Molti amici sono stati colpiti, per questo giravo solo con la macchina corazzata. A quel tempo, Paolo Emilio Taviani, ministro dell' Interno democristiano, se n'è fottuto. Anni terribili". Sul futuro però si rabbuia: "Cosa sarà di Esselunga? Non posso parlare di questo... non voglio. E' difficile. E' triste". Il problema è quello dei figli, con cui ha vinto una causa legale sull'eredità: "Purtroppo se mi chiede di loro, non so cosa risponderle. Non li vedo né sento da troppo tempo".  

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