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Alessandra Appiano, la tragica profezia: "La vita è mia e me la rovino io"

Cristina Agostini
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Fa una certa impressione vedere una puntata di qualche anno fa di Cominciamo bene su RaiTre, con Fabrizio Frizzi alla conduzione e ospite in studio la scrittrice Alessandra Appiano; e duole pensare che, a distanza di poco tempo, ci hanno lasciato entrambi. La Appiano (nella foto sotto), piemontese di origine e milanese di adozione, è morta ieri a 59 anni in seguito a quello che gli inquirenti hanno definito «un gesto volontario». Leggi anche: Alessandra Appiano "morta suicida". L'inquietante post, pochi giorni fa Colpisce l' enormità dell' atto a fronte della sua scrittura sempre lieve, intrisa di autoironia, che le aveva guadagnato nel 2003 il Premio Bancarella col libro Amiche di salvataggio e garantito il successo con alcuni bestseller di narrativa rosa come Il cerchio degli amori sospesi, Solo un uomo, fino al più recente Ti meriti un amore (Cairo editore), pubblicato lo scorso anno. La traccia comune era lo sguardo disincantato sugli esseri umani, la voglia di scherzare la vita e di non prendersi troppo sul serio né di cedere a facili retoriche di genere. La sua era una voce al femminile, mai femminista. La sua parola non un tentativo di sublimare la vita, ma di accettarla nei suoi risvolti oscuri, sulla base della convinzione, come lei stessa diceva in Le belle e le bestie, che «nessuno scrive quando è felice». E nondimeno persisteva in lei la certezza di essere padrona del proprio destino, la voglia di autodeterminarsi, in modo sia costruttivo che distruttivo, come la Appiano dichiarava ironicamente nel suo primo libro che oggi suona tragicamente profetico: La vita è mia e me la rovino io. L' atto finale della sua storia suona incomprensibile anche alla luce dei successi professionali ottenuti nella sua carriera, che le hanno permesso di essere autrice di programmi tv (tra cui Passaparola), opinionista apprezzata nei talk show (da La vita in diretta a Mattino 5), nonché collaboratrice di testate di costume e donna impegnata nel sociale, da cui la vittoria dell' Ambrogino d' oro a Milano nel 2013 e la nomina ad ambasciatrice Oxfam nel 2015. Mentre ti si dispiegano davanti bibliografia e biografia così luminose, la sua morte ti sembra nient' altro che l' irruzione dell' assurdo. di Gianluca Veneziani

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