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Linus smentisce Rolling Stone per il manifesto contro Matteo Salvini, ma la rivista lo inchioda: "Dissociato da te stesso"

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Maria Pezzi
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Polemica tra Linus e Rolling Stone. All'indomani della pubblicazione dell'Appello dei vip contro Salvini, in cui appariva anche il nome del boss di Radio Deejay, Linus ha fatto marcia indietro, scrivendo che non ci stava ad essere messo in un calderone di nomi contro il ministro degli interni. Non è il primo che smentisce la rivista: da Mentana alla Mannoia, sono stati in tanti a negare un coinvolgimento con Rolling Stone nella battaglia anti Salvini. Ma adesso la rivista replica. Il direttore del giornale Giovanni Robentini scrive: "Caro Linus, non capiamo questo pentimento tardivo, piuttosto confuso nelle motivazioni. Nessuna 'carognata' da parte nostra, eri perfettamente a conoscenza del fatto che l'iniziativa coinvolgesse molte persone". Ricostruisce la vicenda. Il 19 giugno hanno mandato una mail all'ufficio stampa di Radio Deejay, con questo testo: “La copertina del prossimo numero di Rolling Stone sarà dedicata alla situazione politica italiana, in particolare modo all'operato del nuovo Ministro dell'Interno Matteo Salvini. Riteniamo che sia il momento di prendere una pozione forte e chiara rispetto ai provvedimenti messi in atto dal nostro Ministro dell'Interno. Ci aggiorniamo entro giovedì mattina per avere un primo feedback”. Il 26 giugno è arrivato il testo di Linus, "che abbiamo pubblicato integralmente". "Hai avuto una copia del giornale il giorno prima dell'uscita in edicola. Il sito della radio ha subito pubblicato la news della cover, il giorno dell'uscita. Nessuno era più consapevole di te". Per approfondire leggi anche: Lerner, Linus e Parenzo fregati dal Tempo sugli immigrati La conclusione della lettera aperta è micidiale. "Capiamo che esporsi in questo paese è uno sport pericoloso, e hai tutta la nostra solidarietà per i prevedibili insulti che ti sono arrivati dalle squadracce web; non per questo possiamo accettare che la realtà delle cose venga alterata. Quello che hai affidato ai social cinque giorni dopo l'uscita del giornale appare, quindi, come un attacco strumentale – forse dettato dall'insofferenza agli insulti ricevuti – a un'iniziativa che non aveva nulla di equivoco". "Liberissimo di dissociarti da te stesso, ma non ci accusare; il nostro messaggio era molto, molto chiaro", conclude. Ragazzi, adesso mi sono rotto il cazzo. Vi racconto come stanno le cose. Due settimane fa Rolling Stone mi chiede due righe su Salvini. Scrivo che i migranti sono un problema, che fa bene a farsi sentire, ma che non mi piace il modo e il tono con cui lo fa. A mia insaputa, vengo messo in un calderone per lanciare una campagna paracula contro di lui. Non lo voterei mai, ma allo stesso modo non avrei mai accettato, sapendolo, di entrare in questo giochino. Il secondo capitolo è che, in conseguenza di questo, come tutti quelli presenti sul giornale, consapevoli o no, divento obiettivo degli speculatori del web. Tra questi il Tempo, che mi fa una telefonata stile Ciao Belli in cui mi chiedono come se si parlasse di gattini se voglio un migrante a casa. Siccome lo faccio di mestiere capisco che è uno scherzo e riattacco. Da un paio d'ore questa seconda carognata (la prima, ripeto, è quella di Rolling Stone) gira su Facebook ed è partito il linciaggio. A quelli che mi stanno insultando gratuitamente e con grande piacere, se avete avuto la pazienza di arrivare fino qui, chiedo di far girare allo stesso modo quello che ho scritto adesso. Poi magari continuate ad odiarmi perché sono della Juve o cagate simili. Ma non fatemi passare per quello che non sono. Grazie Un post condiviso da Linus (@linus_dj) in data: Lug 8, 2018 at 12:42 PDT

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