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Paola Barale: "In tv nessuno mi cerca più, così...". Cosa s'inventa per "campare"

Davide Locano
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È una delle show girl italiane più ammirate della televisione italiana, fin dagli anni ottanta. Ha affiancato conduttori storici - i professionisti massimi, come Mike Bongiorno, Pippo Baudo, Maurizio Costanzo, etc. -; si è imposta come icona di bellezza, ma anche di stile. Paola Barale oggi non è più «esposta» come e proprio per questo sceglie con accortezza i progetti da sposare: solo quelli che le somigliano. Come Make Cup Cake (#MCC), dissacrante sketch comedy pensata per il web. Al suo fianco, come coprotagonista, ci sarà Cristina Bugatty (attrice e personaggio televisivo transgender) che con Paola ha condiviso l'esperienza di Pechino Express, seppur in edizioni diverse. La serie si compone di sketch. Un po' sullo stile di Camera Cafè e Così fan tutte, è così? «È una sketch-com, ma i temi sono seri: ciò che più conta è affrontarli in maniera libera». Cosa succede in Make Up Cake? «Cristina Bugatty interpreta una persona, nata uomo, che sceglie di cambiare sesso. Io, invece, sono la sua compagna di vita: colei che, nonostante tutto, continua a volerle bene e a restarle accanto». Ma lei sarebbe veramente in grado di accettare una scelta del genere da parte del suo uomo? «Sono due le cose che evito di fare: negare l'evidenza e dare giudizi. Non esiste mica un solo tipo di essere umano! Bisogna distruggere i tabù: i tempi sono cambiati e non possiamo fare finta di niente. Non è forse peggio subire violenze o tradimenti all'interno di una coppia? Bugie e pugnalate che rendono soli, sebbene si viva in due». Ma quindi Paola Barale potrebbe diventare autrice e interprete di fiction impegnate? «Beh, non ci dimentichiamo che l'argomento viene pur sempre affrontato in modo leggero e divertente, senza appesantire nessuno, perché non sarebbe giusto farne un dramma: non lo è affatto!». È il primo format che scrive di suo pugno? «Niente affatto: ne invento da anni; alcuni non sono mai andati in onda, altri forse ci andranno. La scrittura mi appassiona». Come mai i suoi format vengono scartati? «Cerco di concentrarmi su soggetti e argomenti che non siano già rappresentati; che non ci siano, ma si sa che le cose che non ci sono fanno un po' paura. Sto fuori dal gregge, insomma, ma l'ambiente televisivo è strano: o segui l'onda, o ne vieni esclusa». È rammaricata? «Niente affatto. Mi sento autonoma e indipendente: la libertà di scelta è la più grande ricchezza». Ma lo sa, Paola, che quando ho letto di lei interprete di una serie ho subito ripensato a Cascina Vianello? «Sono passati 25 anni da allora: oggi non avrebbe più senso proporre un telefilm del genere, perché la televisione è profondamente cambiata; in ogni caso, ne conservo un ricordo bellissimo. Raimondo Vianello era un signore: non ho mai più incontrato un personaggio così. E anche Sandra: lei all'epoca interpretava una donna “avanti”, capace di tenere testa al marito. Loro due insieme offrivano un modello di coppia coraggiosa e moderna, anche se garbata». di Gianluca Montanino

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