Rifiuti legnosi, il tesoro 'bruciato' di una filiera interrotta
Roma, 1 ott.(AdnKronos) - Aziende della filiera legno-arredo che vorrebbero puntare sul riuso e sul riciclo per dare una seconda vita agli scarti (il legno post-consumo), ma non possono, perché proprio quegli scarti vengono impiegati come biomassa. Il risultato? Le aziende italiane che vogliono riciclare, finiscono per acquistare i rifiuti legnosi all'estero, in particolare in Francia e Svizzera, per un ammontare stimato di circa 600mila tonnellate l'anno. E' la denuncia che arriva dal convegno "Non bruciamo il made in Italy" durante il quale sono stati anche forniti i dati, quelli contenuti nel position paper sul legno da post consumo realizzato da Gruppo Mauro Saviola Srl, Gruppo Frati Spa e Saib Spa, e quelli della ricerca eAmbiente. Questa la questione: la legislazione vigente antepone il riciclo alla valorizzazione energetica, ma consente di fatto la distrazione di notevoli flussi di legno provenienti dalle raccolte differenziate, impiegandoli come biomassa per la produzione energetica elettrica incentivata. Contemporaneamente, biomasse vergini non utilizzabili dall'industria, come gli scarti agroalimentari, restano inutilizzate o finiscono in discarica, quando potrebbero invece essere destinate alla produzione energetica. Risultato: una carenza di materia prima per la filiera legno-arredo con perdita di competitività di uno dei principali settori del made in Italy, ma anche il rischio di impiego di scarti di legno contenenti residui di vernici o rivestimenti plastici che, combusti in impianti privi di appositi sistemi di filtraggio, creano gravi danni all'ambiente. Il riciclo dei residui rischia, così, di restare in Italia un'opportunità sprecata se, come sostengono le aziende produttrici del settore presenti oggi al convegno, il governo non intraprenderà una strategia che privilegi riuso e riciclo del legno post consumo e se gli incentivi per la produzione di energia da combustione di biomasse non saranno distribuiti esclusivamente qualora gli scarti legnosi non possano essere riutilizzati ulteriormente. "Dobbiamo puntare di più sul riciclo e sul riuso, passando dall'economia lineare all'economia circolare - commenta il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - Un'esigenza non solo italiana ma europea, e noi saremo più competitivi se, prima degli altri, mettiamo in pratica questa esigenza con un vero piano industriale strategico, perché questa sarà la nuova produzione degli anni Duemila. Il XX secolo è stato caratterizzato da produzioni che consumavano molta materia prima e producevano molti rifiuti, quel modello non può più esistere". L'industria nazionale del mobile oggi impiega 400mila addetti e genera un fatturato di 27 miliardi di euro, operando nella consapevolezza che il legno è una risorsa preziosa quanto scarsa e va quindi valorizzata attraverso riuso e riciclo fin quando possibile. La produzione italiana di pannelli rappresenta l'eccellenza mondiale del riciclo del legno, riportando a nuova vita ogni anno oltre 3 milioni di tonnellate di legno riciclato post consumo, senza alcun incentivo statale. L'attività di riciclo di legno post consumo in pannelli truciolari equivale a circa un terzo dell'impronta di carbonio della combustione con recupero energetico. ma ci sono anche vantaggi sociali: ogni tonnellata di legno post consumo, se impiegata nell'industria della trasformazione, garantisce 54 ore di lavoro/uomo; se destinata alla combustione per la produzione di energia ne garantisce 2. Una maggior disponibilità di materia prima consentirebbe la tutela di circa 400mila addetti al settore. Non ultimi i vantaggi economici: il valore aggiunto creato dal legno nella filiera tradizionale del mobile arredo, è 10 volte superiore al valore aggiunto prodotto attraverso la valorizzazione energetica. Favorendo il riciclo del legno, si ridurrebbero le importazioni aumentando contestualmente la capacità competitiva del comparto del mobile, messo oggi a dura prova dalla crisi economica e dalla concorrenza di paesi emergenti. Inoltre la combustione di rifiuti legnosi comporta un costo totale per incentivi che nel 2012 è pesato sulla collettività per più di 390 milioni di euro (fonte "Rapporto statistico 2012" Gse).