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A rischio smembramento il Parco nazionale dello Stelvio, uno dei più antichi d'Italia

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Roma, 10 dic. - (AdnKronos) - Il Parco Nazionale dello Stelvio, uno dei più antichi del nostro Paese, rischia di essere “liquidato”, smembrato in due parchi naturali provinciali e uno regionale. Denazionalizzato, quindi, e snaturato, per restare “Parco nazionale dello Stelvio” solo sulla carta. E oggi a Roma si gioca una partita importante, la riunione della Commissione paritetica (detta dei Dodici): all'ordine del giorno l'esame e il voto finale dello schema di norma di attuazione relativa alla “delega di funzioni amministrative statali concernenti il Parco Nazionale dello Stelvio”. Norma che, così come concepita, confermerebbe di fatto lo smembramento dello Stelvio in tre parchi con autonome strutture di gestione, separati piani e regolamenti, normative distinte. Si tratta di una lunga vicenda che vede protagonista l'Svp, il Partito Popolare Sudtirolese, ma che ora rischia di trasformarsi da slogan elettorale locale a rivendicazione legittimata. “Sono almeno 10 anni che l'Svp contesta il fatto che il parco, istituito nel 1935, in un periodo tragico per la storia del territorio, sia frutto di una scelta imposta dall'alto e non condivisa con le popolazione locali”, spiega all'Adnkronos Salvatore Ferrari, consigliere della sezione trentina di Italia Nostra, una delle 13 associazioni che si battono contro lo smembramento del parco. L'Svp, quindi, rivendica da tempo una gestione autonoma dell'area protetta di propria competenza, svincolata dal Consorzio che oggi amministra il Parco Nazionale, costituito da ministero dell'Ambiente, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento e Regione Lombardia. Il 30 novembre 2010 la Commissione paritetica, detta “dei Dodici”, ha approvato una norma di attuazione relativa alla soppressione del Consorzio del Parco Nazionale dello Stelvio, recepita con apposito decreto dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 22 dicembre 2010. Ma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha mai accolto quella “proposta di smembramento” in assenza di un'intesa con la Regione Lombardia e in conflitto con la legge nazionale sulle aree protette. Ma la rivendicazione dell'Svp “ha fatto il salto di qualità quando il parlamento italiano, approvando la legge di stabilità del 2014, ha inserito la possibilità effettiva che le funzioni statali relative al Parco dello Stelvio possano essere trasferite alle due province autonome di Trento e Bolzano”, aggiunge Ferrari. La minaccia dello smembramento del parco sarebbe, denunciano le associazioni, "il risultato di un accordo elettorale tra Pd, Svp e il Patt, il Partito Autonomista Trentino Tirolese, fatto perché il governo ha bisogno anche dei voti dei parlamentari sudtirolesi”. Per Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente, "una marchetta elettorale iniziata molto tempo fa, una vicenda in cui tutte le istituzioni hanno dato un pessimo esempio, al di là delle chiacchiere che Renzi fa in tv sull'ambiente". Sul futuro assetto del Parco Nazionale dello Stelvio si riunisce oggi la Commissione paritetica (detta dei Dodici) a Roma. Alla Commissione, le 13 associazioni (Cai, Cipra Italia, Enpa, Fai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pan - Eppaa, Sat, Federazione ProNatura, Tci, Wwf Italia) chiedono di non approvare lo schema di Norma di attuazione ricordando che già l'Ufficio legislativo del ministero dell'Ambiente, con parere del 28 luglio 2014, aveva ribadito le criticità della norma, confermando il parere negativo. Eppure, nonostante questo parere negativo, dal 2010 l'ente parco è privo di organi collegiali, c'è solo un presidente, scaduto ad agosto 2014 e prorogato per non paralizzare l'attività, "ma di fatto è un presidente dimezzato senza consiglio direttivo, senza la collaborazione degli enti del territoriali e che e vive in un sostanziale stato di paralisi", denuncia Ferrari di Italia Nostra. Un'omissione "colposa" funzionale a "fornire un alibi a chi vuole dimostrare che i parco così com'è non funziona". Ma se il consigliere di Italia Nostra si dice “fiducioso", perché "al di là di come andrà oggi questa è un'area protetta di valore transnazionale a cui non possiamo rinunciare per pochi voti al senato”, meno ottimista Nicoletti di Legambiente per il quale "oggi la Commissione dei 12 darà l'ok e così farà anche il Consiglio dei Ministri chiamato poi a esaminare il testo. Possiamo solo appellarci al buonsenso di Napolitano e da domani denunceremo questo fatto".

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