Dalla depurazione ai rifiuti, ecco i settori più esposti alle pratiche illecite
Roma, 22 mar. (AdnKronos) - Dalla depurazione al trattamento e gestione dei rifiuti. Sono questi i settori più esposti ai crimini ambientali, come emerge dai dati raccolti da Legambiente, grazie alla collaborazione del Corpo forestale dello Stato, del Comando Tutela Ambiente dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza e delle Capitanerie di porto, che tracciano un bilancio dei primi 8 mesi di applicazione della legge sugli ecoreati. Nel settore della depurazione si sono registrate numerose violazioni della legge, con un alto ricorso alle prescrizioni. L'11 febbraio scorso, ad esempio, la Capitaneria di porto di Salerno, coordinata dalla procura salernitana, a sequestrato gli impianti di depurazione di Amalfi e Praiano. Al centro dell'operazione il cattivo funzionamento dei due impianti con conseguente sversamento dei rifiuti direttamente in mare. L'applicazione della legge sugli ecoreati si è contraddistinta anche in diversi casi di estrazione di sabbia e ghiaia dai corsi d'qacqua, da nord a sud passando per il centro. Tra i casi più eclatanti scoperti di recente (novembre 2015), il saccheggio di sabbia di sabbia e ghiaia dal greto del torrente Titerno, in provincia di Benevento, tanto da portare i finanzieri a contestare in questo caso l'inquinamento ambientale. Diverse operazioni simili di prelievo abusivo nei corsi d'acqua e lungo i litorali costieri si sono comunque avute anche in Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e in Campania. Passando alla tipologia dei soggetti responsabili di reati ambientali colpiti dalla legge 68, emerge in particolare la presenza di ditte di trattamento e gestione di rifiuti. Accanto a queste, non sono mancate imprese di costruzioni, aziende vitivinicole, cooperative agricole, aziende zootecniche, aziende olearie, ditte specializzate in finiture metalliche e in carpenteria, laboratori di analisi, aziende produttrici di detersivi, di mobili, presidi ospedalieri.