L'estate è la stagione delle Caretta caretta, Sicilia e Calabria le mete preferite
Nel Mediterraneo oltre 130mila esemplari l'anno catturati accidentalmente da pescatori
Roma, 7 ago. - (Adnkronos) - L'estate è la stagione delle Caretta caretta e aumentano gli avvistamenti di nidi e di esemplari sulle spiagge italiane "perché, essendo il periodo di ripoduzione, si avvicinano di più alla costa e perché c'è più gente sulle spiagge che le può avvistare", spiega all'Adnkronos Marco costantini, responsabile Mare del Wwf Italia. Dall'inizio dell'estate sono tre i nidi identificati sulla costa tirrenica della Calabria, altrettanti a Sciacca in Sicilia: presenze che, sebbene manchino dati ufficiali, "sono segnali che fanno pensare che la specie sia in buone condizioni, anche se gli esperti a livello mondiale dicono che la popolazione di Caretta caretta sia in fase di stasi", spiega Costantini. Segnali positivi che non devono però far abbassare la guardia perché è proprio in estate che aumentano anche i pericoli per questi animali, spesso vittime "di collisioni con imbarcazioni, anche se tra le principali cause di morte per la tartaruga marina c'è la pesca accidentale". Utilizzare strumenti da pesca più selettivi, monitorare i traffici internazionali, favorire il volontariato sono alcuni degli strumenti utili per la tutela. "Ma anche il consumatore può dare il proprio contributo acquistando certe specie di pesce invece di altre per indirizzare il mercato verso una pesca più sostenibile e quindi meno pericolosa per la tartaruga marina", aggiunge Costantini. Guardia alzata anche nel Canale di Sicilia, protagonista della campagna del Wwf "Sicilia, il Petrolio mi sta stretto" che ha come simbolo proprio una Caretta caretta. Campagna "legata non tanto alle tartaruga in sè quanto alle trivellazioni - aggiunge - perché si vuole dare sviluppo petrolifero all'area, senza pensare alle conseguenze che avrebbero eventuali incidenti o perdite". Il Wwf chiede l'istituzione di un'area protetta all'isola di Pantelleria e di scongiurare il rischio delle trivellazioni petrolifere. E come simbolo di questo impegno ha liberato Nora, giovane tartaruga marina di 10 anni e 15 chili, trovata a dicembre ferita e avvolta nella plastica sul litorale di Trapani e poi curata nel centro di recupero Wwf di Lampedusa. Il Mediterraneo è frequentato da tre specie di tartarughe marine tutte protette: la Caretta caretta, che è la più comune, la Chelonia mydas, la cui distribuzione è limitata alla parte più orientale del bacino, e la Dermochelys coriacea, che a differenza delle altre non si riproduce in questo mare. Ogni anno in Italia vengono deposti circa 30 nidi localizzati per la maggior parte tra la Sicilia meridionale e la Calabria Jonica. Nell'intero bacino del Mediterraneo se ne contano circa 7.200. Alberghi, locali, strade, centri balneari, possono spaventare una femmina che voglia deporre, ma anche nel caso riesca a farlo le probabilità di successo sono basse: gli ombrelloni possono danneggiare il nido o, facendo ombra, abbassare la sua temperatura; i mezzi meccanici per la pulizia della sabbia possono compattare la sabbia sopra al nido, rendendo difficile ai piccoli uscire in superficie; le luci possono confondere i piccoli che anziché raggiungere il mare vengono attirati altrove, ad esempio su una strada. A mare è l'attività di pesca a costituire il principale problema per le tartarughe. Si stima che ogni anno nel Mediterraneo oltre 130 mila tartarughe marine finiscano catturate nelle attrezzature da pesca, di queste oltre 40.000 muoiono. Ovviamente la loro cattura non è intenzionale ed è anzi di intralcio al lavoro di bordo, ma il pescatore non può evitarlo e l'unica cosa che può fare è rilasciare la tartaruga nelle migliori condizioni possibili.