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Un'area marina protetta per la riconversione di Taranto

AdnKronos
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Roma, 23 lug. - (AdnKronos) - di Stefania Marignetti - Da città conosciuta in tutto il mondo per le sue ostriche e le cozze, a città simbolo dell'inquinamento industriale. Ma per Taranto, la città dei tre mari (Mar Piccolo, Mar Grande e Golfo di Taranto) ora si pensa a una riconversione, ambientale ed economica, che passi attraverso l'istituzione di un'area marina protetta: l'Amp Isole Cheradi e Mar Piccolo. Progetto al centro della risoluzione presentata a inizio 2019, ora al vaglio del ministero dell'Ambiente, a prima firma di Giovanni Vianello, portavoce M5S alla Camera e membro della Commissione Ambiente e Ecomafie. Risoluzione "sottoscritta e votata da tutte le forze politiche - spiega Vianello all'AdnKronos - abbiamo trovato convergenza e questo significa che tutti riconoscono che Taranto meriti altro. Ora il ministero dell'Ambiente sta facendo gli approfondimenti scientifici, ci sarà poi il confronto con le amministrazioni locali, ma sia Comune che Regione convergono nella volontà di preservare le aree che meritano protezione, che significa anche valorizzazione, e dare a Taranto e a tutto il territorio una nuova immagine". Difficile stabilire i tempi, "dipende dalla ricerca scientifica - risponde Vianello - utile per stabilire i limiti e fare una perimetrazione esatta". Poi, ci sono tanti interessi da mettere insieme: da quelli della Marina Militare a quelli della pesca. "Il nostro mare offre spazio a tutti ma bisogna farlo in maniera scientifica, ma al ministero ne stanno già parlando...", assicura Vianello. Proposta che incassa il sostegno del sottosegretario all'Ambiente Salvatore Micillo: "Da sempre sostengo il concetto di resilienza e penso che la risoluzione dell'onorevole Vianello vada proprio in questa direzione. Il ministero dell'Ambiente sta svolgendo un'istruttoria tecnico-scientifica per verificarne la fattibilità, tenendo fortemente in considerazione quanto sarebbe importante, per il sentire comune, la creazione di una riserva naturale ai margini di un'area tanto deturpata sotto il profilo ambientale". Importante perché, come sottolinea Vianello, "Taranto deve affrancarsi dalla sua vocazione industriale, perché Taranto è anche mare, anzi: mari. E grazie a questa risoluzione, le parole area marina protetta, mitilicoltura e turismo entrano nel vocabolario economico della città per costruire un futuro diverso". Perché "la natura - dice - è più forte dell'acciaio". Più forte dell'acciaio ma non sempre più forte di interessi illeciti: basta pensare che "il Mar Piccolo ospita la più grande colonia di cavallucci marini, depredata per rivenderli sul mercato cinese dove vengono utilizzati nella medicina tradizionale", ricorda Angelo Tursi, docente di Ecologia all'Università degli studi di Bari "Aldo Moro" e membro commissione speciale per la riconversione economica di Taranto. Per lui, però, questo è il momento giusto per cambiare il paradigma di Taranto, puntando sul turismo sostenibile, riscoprendo la molluschicoltura, valorizzando la ricchezza dei suoi mari in cui vivono non solo i cavallucci marini ma anche diverse specie protette, in particolare i cetacei. Non è un caso se il simbolo di Taranto è Taras, figlio della ninfa Satyria e di Nettuno, raffigurato a cavallo di un delfino. Qui, infatti, si incontrano soprattutto stenella striata e tursiopi, il grampo (solo nel mese di giugno sono stati 12 gli avvistamenti), delfini comuni e poi capodogli (incontrati anche gruppi di 7 individui) che qui vengono a riprodursi. Ai delfini 'tarantini' è dedicato un progetto di monitoraggio che, grazie a Cnr (che ha fornito il software), Jonian Dolphin Conservation e Università degli studi di Bari, 'fotografa' i delfini avvistati per renderli riconoscibili e riuscire così a stimare quanti sono gli individui presenti in queste acque. Ma qual è il senso dell'istituzione di un'area marina protetta qui? "Non serve per nascondere il problema o fornire un palliativo - dice il professor Tursi - ma per salvaguardare, finché siamo ancora in tempo, questa ricchezza coinvolgendo anche i beni culturali e architettonici, mettendo insieme natura e cultura".

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