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Piace solo ai suoi adepti. La stampa lo stronca: "E' ripetitivo e borioso"

Non solo un vecchio nemico come Aldo Grasso del Corsera, ma a criticarlo anche giornali vicini come Repubblica e Pubblico

Roberto Procaccini
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  Piace al  pubblico, ma non ai critici televesivi. Neanche a quelli amici. Insomma, Michele Santoro divide ancora, ma questa volta non come vorrebbe lui. La prima puntata della nuova stagione di Servizio Pubblico in versione La7 fa tesoro della buona risposta di audience (13 per cento di share) ma riceve bocciature su bocciature dagli opinionisti. Nemico di vecchia data - Fino a quando a caricare contro Santoro è Aldo Grasso non c'è da stupirsi. Il critico tv del Corsera non ha mai usato parole dolci verso il presentatore salernitano, e se scrive che "la 'macchina' è parsa un po' arrugginita: mancava mordente alla trasmissione, l'andamento era lento, gli ospiti venivano trattati con ogni riguardo, specie - guarda un po'- Gianfranco Fini" nessuno se ne stupisce. Neanche se accusa lui e i suoi collaboratori di egocentrismo. "Il difetto principale della trasmissione è che ogni domanda si trasforma in un piccolo comizio - sostiene Grasso - Luisella Costamagna ha fatto due domande a Matteo Renzi e a Fini: la prima - annota - è durata tre minuti, la seconda due minuti e mezzo". Pugnalate alle spalle - Ma i colpi al cuore per Santoro vengono da altre testate. C'è Repubblica, ad esempio, dove Antonio Di Pollina butta giù una stroncatura con un'unica attenuante: il format deve ancora entrare nel vivo. "Ovviamente - scrive Di Pollina - c'è un gran bisogno di arrivare a puntate vere. Il debutto va in archivio" così. "Soffre la concorrenza" - Molto più duro è Boris Sollazzo di Pubblico, testata non solo parzialmente omonima, ma anche della stessa area e fondata da un "amico" di sinistra come Luca Telese. Bene, Sollazzo discute dell'esordio del talk show santoriano con Gregorio Paolini, autore e produttore televisivo. L'affondo è già nella prima domanda: "Senza Renzi - osserva Sollazzo -  poteva essere la replica di una puntata di un paio d'anni fa". Ancora più diretto è Paolini: "I suoi adepti hanno avuto quello che volevano: il vecchio, solidissimo Santoro che ne sa più di chi intervista". Possibile che Michele, dopo tanti anni di battaglie, sia in crisi? Ma no, è "un usato sicuro", come titola l'intervista. "Michele Santoro è come Adriano Celentano - dice l'autore tv -, uno dei pochi veri brand della tv italiana, un Mozart. È praticamente inattaccabile". Anche comincia a soffrire la concorrenza: "Corrado Formigli non ha il suo carisma, ma partendo dalla sua matrice ha cambiato ritmo e ha innovato - conclude -. Guardando al futuro, l'allievo mi sembra più moderno del maestro".  

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