Gianluigi Nuzzi vale più di Floris e Giannini messi insieme: le cifre del suo "Quarto Grado"
Lo speciale sull'arresto della madre del piccolo Loris, due sere fa, ha battuto Ballarò e Floris messi insieme. La puntata dello scorso venerdì, con oltre il 13%, ha superato Canale 5 e Crozza. L'Italia è incollata davanti ai casi di cronaca nera raccontati da Quarto grado (e da altri programmi). È il caso fare a lui, Gianluigi Nuzzi, conduttore del programma di Rete4 insieme ad Alessandra Viero, un «Quarto grado» per capire come si spiega tali exlploit. Per strada lo fermano per avere notizie fresche sui delitti. E se la tv è il mezzo di informazione per molti ancora principale, lui è il massimo esperto dell'argomento. «Noi di fronte all'emergenza siamo sempre pronti», spiega, «abbiamo un patto con gli spettatori che devono essere informati». Il caso della madre di Loris sta agghiacciando il Paese. «Per la particolarità della storia», dice Nuzzi, «se sposiamo l'ipotesi accusatoria, una madre che uccide figlio è raro, una madre che uccide un figlio e non si toglie vita ancora di più. Di solito le mamme assassine ammettono il fatto. Qui no. C'è stata ottima risposta da parte dello Stato, hanno mandato i migliori dello Sco e del Ros, in una settimana hanno cristallizzato l'accaduto». Prima di Loris l'attenzione della tv era su Elena Ceste. Perché la cronaca nera appassiona tanto? «Faremmo un torto a Sherlock Holmes se non dicessimo che è sempre stato così. Forse perché sono temi che riguardano le famiglie. In un momento di incertezza e di crisi come questo, la famiglia assume un rilievo più ampio. L'imprevisto interessa». Ma non crede che le persone coinvolte nei delitti vengano seguite e trattate come personaggi di un serial thriller? «Ci può essere questa sensazione», riflette il conduttore, «perché nascono meccanismi analoghi. Se segui una storia vera, dove ci sono persone che rispecchiano una italianità più pura - la provincia che lavora, nel caso della Ceste una casalinga, molto religiosa, il marito portiere, 4 figli - ti interessa come va a finire. C'è un rispecchiamento. Si segue la vicenda come si seguono gli sviluppi di altre storie». Si difende Nuzzi: «Noi non siamo un talk che si divide tra colpevolisti e innocentisti, facciamo parlare le notizie e gli esperti riconosciuti. Non invitiamo veggenti: le veggenti, più che in tv, dovrebbero andare a curarsi». «Certo», ammette il giornalista, «a volte il dolore viene spettacolarizzato, ma noi abbiamo evitato di mandare in onda immagini, audio, video perché sapevamo che era sbagliato». Quarto grado è molto seguito, dicevamo. La puntata di venerdì scorso è schizzata al 13% di share. Il motivo? «Da settembre dell'anno scorso abbiamo avuto una costante crescita. Quasi due punti in più rispetto al 2103. L'esperienza estiva di Segreti e delitti, su Canale 5, ha consolidato il brand e fatto conoscere Alessandra e me a un pubblico maggiore. Sono aumentati gli ascolti sul target commerciale, vuol dire che il pubblico si è allargato ed è ringiovanito. È una metamorfosi inevitabile nel cambiamento della conduzione. Senza togliere nulla a Salvo Sottile. Siamo diversi. Il cambio della conduzione non sempre funziona, qui ha funziato. Era da ottobre del 2011 che il programma non toccava queste cifre. E, soprattutto, Siria Magri è la migliore curatrice che ci sia su piazza». Su questo non ci piove. Mercoledì prossimo assisteremo ad una specie di «derby del giallo». Quarto grado fa uno speciale su Garlasco. La stessa sera va in onda Chi l'ha visto?. «Loro sono una corazzata che vedo da quando andavo a scuola», commenta il giornalista, «noi abbiamo più adrenalina e voglia di correre». Tra tutti Nuzzi preferisce Franca Leosini e il suo modo di raccontare la nera. Tornerà con Segreti e Delitti? «L'azienda sta valutando, noi non aspettiamo altro». Dopo il best seller Vaticano Spa torna dalle parti di San Pietro con un nuovo libro: «Un romanzo che sto scrivendo con un magistrato». Quello che pochi sanno sul giornalista, noto le inchieste scomode, i delitti in tv e i libri scandalo sulla Chiesa, è che i primi passi come cronista Nuzzi li ha mossi su Topolino. «Avevo tredici anni», ricorda, «quindi gli assegni per i compensi li facevano a mia mamma. Prima ancora, alle elementari, facevo un giornalino con la carta carbone, scritto a mano. Lo “vendevo” ai miei genitori. Poi sono passato alla macchina per scrivere. Facevo un giornale in un'unica copia per mia zia che viveva a Salerno. Si chiamava La vita nuova. Lo facevo tutto io, ero direttore, redattore e stagista. Una volta aveva collaborato mia sorella. Quando ero stanco e mancava una pagina, scrivevo: “Questa pagina non esce per sciopero”». A Topolino Nuzzi ha scritto per sei anni, è stato anche a Sanremo. «Avevo 18 anni. Poi ho lavorato in giornali locali e radio. A 20 anni il primo stage in Mondadori, a Espansione. Poi i quotidiani». di Alessandra Menzani