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Sposini abbandonato dalla Rai. E a Fazio una pioggia di soldi

Giovanni Ruggiero
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Quando il governo Renzi vi impone di pagare la tassa sull' idiozia, cioè sulla televisione, ricordatevi di questo aforisma di Woody Allen: «A Los Angeles non buttano via l' immondizia, la rovesciano direttamente nei talk show televisivi». E l' idiozia stavolta non sta tanto in ciò che si è detto, ma in ciò che si è fatto e dimostra - con buona pace dell' intellettuale catodico Carlo Freccero uno di cui non si conosce esattamente il merito che sta con i 5 Stelle ma dice in un' intervista a Repubblica «La retorica della casta e dello spreco è una retorica ottusa» - che la televisione è cinica e bara. E soprattutto è pubblica quando dovete pagare le tasse è assolutamente privata quando si tratta di fare gli affari loro. Hanno pagato 24 mila euro al sosia di Checco Zalone non per farci ridere, ma per solleticare lo smisurato ego di Fabio Fazio. È stata la sola volta che Yanis Varoufakis si messo in tasca un assegno per farsi pubblicità. I vertici Rai - come se Freccero fosse uno che passa lì per caso: è consigliere di amministrazione - hanno detto che i politici devono fare le ospitate gratis. Ha risposto Endemol - che ha il quasi monopolio televisivo all' interno della tivvù pubblica - per bocca del suo presidente Paolo Bassetti: «Yanis Varoufakis rientra nel caso di personalità che fanno conferenze internazionali come attività professionale, ha ricevuto un compenso in linea con il mercato». Capito perché la televisione bara? Un ex ministro si trasforma in conferenziere e il cachet è giustificato con le quotazioni di mercato. Come le azioni. Peccato che la televisione non faccia neppure buone azioni. Mi è venuto in mente guardando il sosia di Checco Zalone e le genuflessioni dell' abatino Fazio un carissimo collega, uno con la schiena dritta di cui la Rai si è dimenticata molto in fretta: Lamberto Sposini. Come si sa Lamberto per mamma Rai ha rischiato la vita. Dopo averle dedicato gran parte della sua vita professionale. Era il 29 aprile del 2011 quando Lamberto negli studi de La Vita in Diretta (Rai Uno) fu colpito da ictus. Ci hanno messo 40 minuti a soccorrerlo, quattro ore prima di operarlo. Il suo calvario è cominciato quel giorno e non è ancora finito. Abbiamo avuto vite parallele. Lui è della generazione eskimo, stava a Paese Sera a Foligno, io laico stavo a Repubblica. Poi scelse la tivvù. Dal Tg dell' Umbria a Novantesimo minuto, al Tg1. Approdò a Mediaset per fondare con Chicco Mentana il Tg5 di cui è stato vicedirettore vicario. Con la schiena dritta, la cronaca nel sangue. Lo dimostrò quando se n' è andato dal Biscione in polemica con Carlo Rossella. Ci siamo trovati a scrivere lui per Libero io per Il Giornale e incontrandoci per una porchetta o una bruschetta tra Umbria e Maremma. Ci si prendeva in giro. Lui juventino, io Viola fino al midollo, lui un po' marxista io troppo mazziniano. Eppure ci ha unito sempre il rispetto della professione e l' amicizia: con Marco Caprai, con Giovanni Picuti. Dopo Telenorba, Lamberto è ritornato in Rai. È passato da Ballando con le Selle da Ciak si canta e gli dicevo: ma che ci fai? Rispondeva: «Vedrai…». Siccome Lamberto è un giornalista vero è tornato a La Vita in Diretta a fare ciò che sa fare: raccontare la verità. L' altra sera a La Gabbia - chiamato da Gian Luigi Paragone a discutere della stupidaggine dell' Oms sulla carne rossa e gli insaccati - ho voluto fare una sposinata: ho mangiato il prosciutto in diretta come Lamberto fece col pollo in apertura del Tg5 nel 2006 in piena psicosi da influenza aviaria. Gliel' ho raccontato: mi ha sorriso. Lamberto sta risalendo la china di quell' ictus con costanza, fatica e pazienza. Conta solo sulle sue forze, su quelle della famiglia e degli amici. Sì forse con Marco e Giovanni eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo. Oggi siamo sempre in quattro, tra un bicchier di vino ed un tordo (allo spiedo e Lamberto lascia solo il becco) noi continuiamo a raccontare i nostri farò e lui ci propone un però grande come una casa. Il però è lui medesimo. Ancora forte, ma vago come una stella dell' orsa, Lamberto è un esodato della televisione. Non ha la pensione e non ha uno stipendio perché non se ne è andato: l' hanno dimenticato. La televisione è bara: gli ha permesso popolarità e promesso gloria, ora lo ha precipitato in un limbo d' indifferenza. Chicco Mentana, Clemente Mimun - i colleghi che ne conoscono il valore e ne riconoscono l' esempio - gli sono vicini, anche Mara Venier gli è vicina. Dei vertici Rai nessuno: si sono opposti a qualsiasi riconoscimento di danno. Perché la televisione è anche cinica. A Varoufakis dà 24 mila euro, a Sposini neppure la dignità dell' ascolto delle sue ragioni. Così diventa terribilmente vero l' ammonimento di Karl Popper: «Chiunque sia collegato alla produzione televisiva deve avere una patente, una licenza, un brevetto, che gli possa essere ritirato a vita qualora agisca in contrasto con certi principi». Nel caso di Lamberto l' unico che ha la patente è proprio lui. Carlo Cambi

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