A scuola di cucina con l'anti-Masterchef di Gualtiero Gualtieri
È andata in onda domenica alle 10, su Canale 5, la seconda puntata (di sei previste) de Il pranzo della domenica, il talent cooking show con Gualtiero Marchesi. Polemiche dalle preponderanti note d'aceto e limone ne hanno accompagnato l'esordio. D'altronde, se con l'espressione «volano stracci» s'intende dire «ci si accapiglia», quale luogo migliore della cucina per far volare metaforicamente stracci-strofinacci? Oggi gli chef sono chefstar, la versione delle archistar con padella al posto della matita, e quindi oltre a conoscerne le ricette iconiche (il portfolio, quelle che resteranno nella storia della gastronomia), ne conosciamo le nobiltà e le «miserie» degli accapigliamenti che li coinvolgono, com'è per tutte le star. Ma ben vengano le risse tra chef. Di cibo, l'ultima moda in termini di ossessioni collettive, è sempre meglio che parlino loro e non i gourmet wannabe chef, anche detti foodie: lo chef parla da un'esperienza di una certa pregnanza; il foodie pretende di farsi Dio della cucina per quattro cose che ha mangiato e non di certo cucinato. Ormai è cibo-mania e la propulsione che ha trasformato l'amore - sacrosanto - per la cucina in un disturbo quasi ossessivo ha vari «responsabili» (lo diciamo in senso giocoso, non accusatorio). Tra questi Masterchef, ora in onda, alla quinta edizione, in prima serata del giovedì su Sky. Anche quelli (e soprattutto quelle) che guardavano i tifosi di calcio come fossero stati ex reclusi di manicomio quando s'infervoravano per i tecnicismi dei giocatori, si sono trasformati (e trasformate) in ultrà dell'esecuzione e della cultura culinarie. Gli hooligans, in confronto, sono timidi patologici. Non stiamo denigrando la cosa, anzi, tutto questo parlare di e palpitare per la cucina costringe il gusto collettivo a migliorare. Occorreva, però, in un campo dominato dalla performance tra l'agonistico e il bellico di Masterchef, un anti-Masterchef che, come dire, abbassasse un po' la fiamma. Chi ha voglia di un cooking show dove protagonista è sempre il concorrente aspirante chef, ma con molta meno foga, può ora rivolgersi al Pranzo della domenica. La formula è molto differente da Masterchef e i suoi cloni. C'è un solo concorrente per puntata. Quindi, diversamente da Masterchef, nessuna gioia perché «hanno fatto fuori altri ma non - ancora - me» e, a casa, nessun fanatismo o odio che crescono come soufflé settimana dopo settimana. La prova è, come dire, one shot. O la va o la spacca. L'aspirante propone un menu completo nientepopodimeno che a Gualtiero Marchesi. Primo, secondo e dolce. Mentre li prepara, Gualtiero osserva, fa scuola in modo indiretto, si assicura, per esempio, che mettendo a soffriggere aglio e prezzemolo prima di colarci le vongole l'aspirante abbia usato solo i gambi e non anche le foglie che, più sottili, brucerebbero. In una cucina accanto, uno chef diplomato Alma esegue gli stessi piatti ma in versione marchesiana. Oltre Gualtiero, tre giudici del corpo docente Alma assaggiano il cucinato dal concorrente (mentre quest'ultimo assaggia quelli marchesiani per comprendere la concezione del Maestro di quel preciso piatto). Se giudicato dotato di potenzialità, il concorrente vince un corso presso Alma, la Scuola internazionale di cucina italiana di cui Gualtiero Marchesi è Rettore dalla nascita (2004). O vince o perde, comunque se ne va dal favore di telecamera. Duelli, prove in esterna, Pressure Test, quel sottotesto da «Ne resterà soltanto uno»: di tutto ciò non c'è alcuna traccia. Uno è, il concorrente marchesiano, e si esibisce una volta sola. Beh, possiamo dirlo? È geniale, bello, calmante invece che eccitante. Alcuni - molti - avevano criticato Marchesi ricordando che si era sempre scagliato contro Masterchef: «Guardandolo, si imparano le cagate», ha detto. Allora il siciliano Filippo La Mantia gli aveva ricordato, con un pochino di acrimonia, che gli chef giudici di Masterchef li aveva creati lui (Cannavacciuolo e Cracco furono allievi di Marchesi). Cracco ha detto: «Marchesi ha detto che la sua sarà tv educativa? E certo! Adesso arriva lui a coprire questa mancanza!». Beh, in effetti, sì... Il Pranzo della Domenica è il Masterchef di Gualtiero secondo Gualtiero. Lui, il Paul Bocuse italiano - ovvero colui che ha coniugato arte e cucina per primo, maestro pure di Cracco e Cannavacciuolo, quindi master chef in senso letterale - dopo aver disapprovato i cooking show fatti in un certo modo, ne fa uno a modo suo. Qual è il problema? «Rimanere allievo è il segreto di ogni maestro», dice a inizio show. «Lui assaggia solo i piatti, non mangia i concorrenti», dice Elenoire Casalegno, conduttrice. Ed è così. Dunque, dov'è il problema? La tv è come un menu di ristorante, mica prevede una portata sola, c'è posto per tutto. Al giovedì si guarda Masterchef, alla domenica Il pranzo. Facile. Gemma Gaetani