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Stalking, la Leofreddi racconta il suo incubo

Monica Leofreddi

L'incontro in aula per il processo. La conduttrice tv racconta: "Vivo ancora in un incubo. Mi ha costretto a cambiare casa per tre volte"

Francesca Canelli
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Dopo la denuncia, si è svolto il processo a carico di Goffredo Imperiali, accusato di stalking ai danni della conduttrice Rai Monica Leofreddi. Pochi minuti nei quali l'uomo, originario di Francavilla e residente a Terracina con la moglie, ha esposto la sua difesa. Pochi minuti nei quali la Leofreddi, incontrando nuovamente l'uomo in aula, ha rivissuto la paura degli ultimi mesi. Sonia Battagliese, avvocato della conduttrice, ha spiegato: "Le donne non dovrebbero avere paura di denunciare, sono stati fatti grandi passi avanti per aiutare le vittime di violenza fisica e psicologica".  La denuncia - Tutto è iniziato con lettere e pedinamenti. "A causa sua ho cambiato casa tre volte", afferma la Leofreddi. L'uomo è poi arrivato a chiedere ed ottenere i suoi dati bancari, a introdursi in casa dei genitori della ragazza spacciandosi per il commercialista, a scrivere al tribunale fingendosi il padre di suo figlio. Ossessionatao dalla Leofredi, ha spedito alla Rai lettere di diffida ordinando di farla lavorare di più. "Alla fine non ti senti più sicura nemmeno ad andare a prendere tuo figlio a scuola - racconta la conduttrice - la paura ti paralizza, ti condiziona la vita. Oggi ho un briciolo in più di fiducia, ma se penso che per la mia prima querela era stata proposta una richiesta di archiviazione...". La prossima udienza ci sarà il 17 gennaio, data in cui la Leofreddi sarà ascoltata dal pm insieme alla madre.  La difesa - L'uomo, nell'ultimo periodo, ha spedito lettere ai carabinieri della zona in cui abita la Leofreddi, prendendosi la responsabilità delle proprie azioni, che, secondo lui, puntano solo a proteggerla dalla gelosia della moglie. La bionda di Unomattina cosiglia alle donne di denunciare, anche se, dice, "è necessario creare anche strumenti di tutela più efficaci per dare alle donne la forza di affrontare questo incubo". Comunque, "meglio sbagliare prendendo un provvedimento se ci si sente minacciate, che rischiare una vita".

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