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Toti e Tata, Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo: "Siamo la coppia più bella del mondo come Albano e Romina"

Leonardo Filomeno
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Per un pezzo importante d'Italia Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo resteranno in eterno Toti e Tata. Negli anni '90 sono stati i capostipiti di un genere che in Puglia è approdato rapidamente delle parti del culto, con personaggi e trovate che hanno segnato un momento d'oro. Tra una risata e l'altra, in quelle sitcom sfottevano politici, giornalisti, autori letterari, gruppi musicali, sceneggiati e televendite, sponsor e testate giornalistiche. Una ditta sfrontata e genuina, con Gennaro Nunziante esplosivo deus ex machina, e un riflettore sempre puntato sul DNA della Puglia. Ciò che hanno fatto loro non lo farà più nessuno. Quella fame e quella fantasia ce le siamo giocate col tempo. Stornaiolo e Solfrizzi partono dal principio. Filomena Coza Depurada, Telebari, il botto.

Le avvisaglie di quel successo quali furono?  
"Finite le registrazioni, verso le 2 del pomeriggio, tornavamo a casa in auto con i finestrini spalancati, per via della calura estiva. A quella stessa ora, andava in onda Filomena. E dalle abitazioni di Bari, per chilometri, l'unica cosa che si udiva era la sigla della nostra sitcom: Matrimonio metafisico. Cominciava così: Chi lo doveva andare a pensare che noi due ci sposavamo…. Negli anni è diventata un inno cittadino. Merito anche di Gennaro Nunziante, il terzo Toti e Tata. I suoi canovacci erano efficaci, sempre pieni di spunti. E poi c'eravamo noi, che davanti alle telecamere improvvisavamo tante cose, pure le risate. Nella coppia c'era tutto. Mente e cuore".
La vostra fama diventa regionale col passaggio a Telenorba e sitcom cult come Teledurazzo, Il Polpo o Melensa. 
"Senza peccare di immodestia, pensiamo di essere stati degli anticipatori, dei pionieri. Dei capitani coraggiosi. Ma non dei rivoluzionari. Eravamo talmente sul pezzo che questo aspetto non ci ha mai appassionato. Sicuramente, c'è chi ha preso spunto. L'amico Luca Medici, alias Checco Zalone, in modo molto sportivo, lo ha dichiarato. La sua però è stata una rielaborazione, non un ladrocinio. Anche perché ha sempre avuto Gennaro al suo fianco".
Cosa ha ucciso quei fantastici laboratori che erano le tv locali degli anni '90?
"Il fatto che ad un certo punto tutti abbiano avuto la possibilità di pubblicare dei filmati con uno smartphone ha reso superflua, per certi versi, la tv locale. Molti youtuber non sono in grado di mettere assieme tre parole. Il tempo comico non lo conoscono. Vanno a ruota libera, e questo produce, per effetto voyeuristico, migliaia di consensi, quindi l'illusione che quello che facciano abbia un sostrato. Che però, il più delle volte, è nullo. Così ottiene più visualizzazioni il ridicolo involontario che il comico costruito. E la mediocrità ha la meglio. Solo che a furia di scemitudini, stiamo perdendo il gusto di vedere qualcosa di davvero divertente".
Paura, imborghesimento, idee che latitano: perché con i comici si ride sempre meno? 
"Oggi, fai un film se sei simpatico, non importa se da dire non hai nulla. Nel cinema italiano molte commedie sono delle fiction, ri-arrangiate poi in formato cinematografico. Assistiamo a dei sottoprodotti. Il cinema dovrebbe anticipare, raffinare e pulire i gusti del pubblico. Non abbiamo più tempo per farlo. Preferiamo andarci contro".
Tornando a Toti e Tata, il duo nel '98 si separa. Litigaste?  
"Sì, c'è stato un momento in cui la nostra amicizia si è interrotta. Abbiamo litigato. Ci siamo scontrati da soli, in due, in tre. Diciamo da soli perché, in quel periodo, saremmo stati capaci di litigare anche con noi stessi, guardandoci allo specchio. Ma proprio perché eravamo amici con la A maiuscola, poi la nostra frequentazione è ripresa, più che mai vigorosa. Se in questo ragionamento ci mettiamo pure Gennaro, possiamo parlare tranquillamente di ménage à trois (ridono, ndr). Tra noi 3 resterà per sempre una fiamma. Comunque, dopo tutti quegli anni, ci eravamo consumati. Insieme avevamo fatto tutto. E le pareti regionali erano diventate anguste e strette".
Però, tra il '96 e il '97, ci furono delle partecipazioni nei programmi di Antonio Ricci e Carlo Conti. E pure qualche pellicola nazionale in cui recitavate assieme.
"I tempi erano prematuri. Avessimo aspettato ancora due o tre anni, Toti e Tata sarebbero diventati un successo in tutta Italia. A nessuno di noi, a cominciare da Nunziante, mancava la benzina per far camminare la macchina a livello nazionale". Stornaiolo precisa: "In quest'ottica, Gennaro avrebbe potuto anticipare al cinema stilemi usati poi con Checco Zalone. Emilio, invece, avrebbe potuto portare avanti la sua maschera irresistibile, senza prestarsi a progetti terzi. Sia chiaro, è da quando aveva 14 anni che Emilio diceva di voler fare l'attore. Quando andò a vivere a Roma per me non fu una sorpresa. Resta, a mio avviso, uno dei più grandi comici italiani. E non lo dico solo per affetto, perché sarebbe una diminutio. Senz'altro avremmo dovuto credere di più nella coppia. Anzi, nel trio con Gennaro".
Qual è la prima cosa che ricordate della vostra amicizia?  
"La curiosità per quello che ci circondava e l'energia nel cercare di non deludere mai nessuno. E poi la complicità. Al Liceo Classico stavamo sempre insieme ed eravamo i guitti dell'istituto. Così anche al DAMS, a Bologna. Andavamo a fare gli esami in treno, in seconda classe, senza neanche i soldi per prendere le cuccette. Arrivavamo stremati. Facevamo colazione in via Guerrazzi, e poi via, a sostenere l'esame. Pranzo alla mensa di via Verdi, costo 600 lire, e poi a casa nello stesso giorno, perché, ovviamente, non potevamo permetterci una notte in albergo. Ma quante risate! E quanta allegria. Alla faccia della miseria".
Ben ripagata negli anni del successo di Toti e Tata. 
"Guadagnavamo più di quanto possa guadagnare oggi chi comincia. Abbiamo guadagnato, fatturato e piantato le fondamenta affinché questi guadagni continuassero nel tempo. Con quei soldi non ci siamo comprati fuoriserie o ville, ma un appartamento a Bari assolutamente. Vivevamo in un contesto ristretto, regionale, un successo eccezionale. Da Foggia a Lecce eravamo famosi come Michael Jackson nel resto del mondo. Prima e dopo gli spettacoli, spesso con decine di migliaia di spettatori, eravamo scortati da guardie del corpo e Forze dell'Ordine. Ricordiamo di un Capodanno in piazza, a Bari, in cui portammo almeno 80.000 spettatori. Alcuni anni abbiamo partecipato a tre Capodanni durante la stessa notte".
Nel 2011 siete tornati insieme con lo spettacolo Il cotto e il crudo. Si ride, si sorride e si riflette.  
"Chi ancora viene a vederci non lo fa solo per farsi quattro risate, ma per ritrovare degli amici, per i quali c'è grande stima. 'Grazie, perché siamo cresciuti con voi' è una frase ancora oggi ricorrente. La miglior moneta resta l'applauso spontaneo, verace e fragoroso di chi ci vuole bene veramente. Siamo come Albano e Romina, la coppia più bella del mondo".
Vi siete ritrovati durante un evento in cui presentava Antonio ed Emilio avrebbe dovuto solo ritirare un premio. 
"Invece restammo oltre un'ora sul palcoscenico a far sbellicare la gente, a dire cazzate, alla nostra maniera".
Lì capiste qualcosa. 
"Qualcosa è poco. Lì capimmo tutto".

 


 

 

 

 

 

 

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