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Che tempo che fa, Fabio Fazio contro Luigi Di Maio. Il brutto sospetto: vuoi vedere che dietro il caso...

Giulio Bucchi
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E dunque esiste un «caso Fabio Fazio» anche per il Movimento 5 Stelle. Un «caso» da affrontare e, magari, risolvere «il prima possibile», in modo da poter ricostruire «un po' di buonsenso rispetto alle retribuzioni». Che in Rai sono ancora un tema serio. Ad aprire il «file Fazio», non senza una certa sorpresa, è stato il vice premier pentastellato, Luigi Di Maio, durante la sua audizione in Commissione di Vigilanza. «C' è un caso Fazio in Rai», sostiene il leader dei 5 Stelle, sostenendo che, oltre ai compensi, ci sia anche il nodo delle «ingegnerie delle case di produzione. C' è un piano della precedente governance valido fino a marzo, ma speriamo che presto possa prevalere il buon senso sulle retribuzioni». Già, perché la retribuzione del conduttore di Che tempo che fa, il programma di Rai Uno che non è un talk ma una specie di sartoria prêt-à-porter per gli ospiti, in modo da poterlo definire format (formula magica per farsi pagare per una cosa che non esiste) e «l' ingegniera contrattuale» sono questioni serie. Mica un' invezione dei suoi critici, a partire da Matteo Salvini, da sempre particolarmente duro nei confronti del conduttore televisivo. Evidentemente Di Maio deve aver trovato nelle motivazioni del leader leghista ragioni sufficienti per squadernare il tema in Vigilanza, con la sinistra che fa quadrato attorno a Fazio. Il ministro grillino ha precisato che la questione riguarda l' Ad della Rai e i direttori di rete, puntando il dito contro «le ingegnerie degli appalti esterni». La traduzione è molto semplice. Contestualmente al passaggio da Rai Tre a Rai Uno Fazio ha creato una propria società che «vende» il prodotto alla Rai. Che tempo che fa costa oltre 18 milioni di euro all' anno. Officina Srl, società proprietaria del format, si occupa della produzione (le quote sono detenute al 50% da Fazio, il restante da Magnolia. La Rai, invece, si fa carico dei costi di rete: scenografia, regia, redazione, acquisto diritti di filmati e foto, quantificati in 2,8 milioni di euro. A ciò si aggiungono altri 2,6 milioni per costumi, trucco, riprese, servizi in esterna e così via. Infine il compenso del conduttore: 2.240.000 milioni di euro all' anno (al lordo delle imposte) stabiliti dal contratto stipulato a luglio del 2017. Il compenso «per l' opera artistica e professionale» riguarda 64 puntate per il ruolo di «conduttore, autore testi/consulente artistico-autorale, direttore artistico», per quattro anni, fino al 2021. Un bel quadretto d' ingegneria contrattuale. Il conduttore, colto nel suo punto debole, ha prontamente replicato a Di Maio sostenendo di essere disponibile a parlare «di televisione, di costi e naturalmente di ricavi, di opportunità, di compensi e guadagni e di ogni aspetto che riguarda la produzione dei programmi, delle produzioni esterne. E soprattutto», sostiene Fazio, «se lo riterrà utile, a parlare di prodotto e di contenuto». Insomma, c' è già il copione per una bella prima serata... di Enrico Paoli

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