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Che tempo che fa, dura verità per Fabio Fazio: ascolti, la sua nuova rivale è Sabrina Ferilli

Davide Locano
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Ah, quando si dice la concorrenza, Fabio. Prima almeno la serata la vincevi e ti portavi a casa la pagnotta: certo, non facevi mai risultati eccelsi. Però cosa vuoi dire a uno che vince, pur se con margine minimo? Adesso neppure quella scusa regge più, perché il tuo programma Che tempo che fa è stato superato dalla serie tv di Canale 5 con protagonista Sabrina Ferilli, L'amore strappato, che per due domeniche di fila ti ha relegato in seconda posizione: prima, il 31 marzo, piazzandoti un 15,1% contro un 14,6% di share; due giorni fa facendo ancora meglio, superandoti con un 16,8 a fronte del tuo 15,9; e questo nonostante in entrambi i casi, in termini di telespettatori, sia stato il programma di Fazio ad andare meglio della fiction con la Ferilli (il 31 marzo, Che tempo che fa ha ottenuto 3 milioni e 606mila contro i 3 milioni e 531mila de L'amore strappato; il 7 aprile, il primo ha registrato 3 milioni e 931mila spettatori a fronte dei 3 milioni e 732mila dell'altro). Leggi anche: Che tempo che fa, Di Maio si rende ridicolo sulla flat tax La verità è che, come si dice nel calcio in questi casi, hai perso ai punti (percentuali) perché hanno giocato bene gli avversari dato che L'amore strappato, oltre che alla bravura della Ferilli, di Enzo Decaro e Ricky Tognazzi, deve la sua forza alla trama basata su una storia vera: quella di un uomo ingiustamente accusato di molestie sessuali nei confronti della figlia, la quale sarà pertanto sottratta ai suoi genitori e costretta a vivere prima in un istituto e poi in una famiglia adottata. Ma l'altra verità è che, se hai perso ai punti, è perché tu hai giocato male, e non tanto per la squadra schierata in campo, ossia il parterre di ospiti presente ieri in studio (da Riccardo Scamarcio a Laetitia Casta, dal cantante Ultimo a Bebe Vio fino al vicepremier Di Maio), ma perché evidentemente l'allenatore ormai da tempo non è in grande forma, insieme al suo vice, ossia la Littizzetto. Il programma di Fazio, sebbene visto da un numero consistente di spettatori, è un format stanco in cui sai già che il conduttore non farà mai una mezza domanda scomoda: e il pubblico a casa, pur nella sonnolenza della domenica sera e pur comodamente stravaccato sul divano, anzi forse proprio per questo, avrebbe bisogno di essere stuzzicato con qualche domanda un po' ardita, con qualche provocazione, con qualche azzardo politicamente scorretto. Lontano da quel linguaggio paludato, felpato, a tratti untuoso che connota tutta la serata, tra salamelecchi e risate (forzate) di occasione che alla lunga possono stancare. Soprattutto lo spettatore. Inducendolo a quel gesto di sommo sforzo nella sua inattività domenicale: spingere un tastino sul telecomando e cercarsi un altro programma. La questione quindi, per Fazio, non è più tanto se abbassargli lo stipendio e cambiargli il contratto (cosa che sarebbe comunque sacrosanta). Ma il vero punto è cambiare il programma e la sua forma ripetitiva, noiosa come un meteo stabile senza mai alcuna perturbazione. La domanda, guardando il programma, non è più «che tempo che fa?», perché sai già da Fazio che tempo farà. Sempre lo stesso. E allora, vista la nuova Rai a guida pop-sovranista, forse sarebbe il caso di osare un po' di più in termini di idee, di temi, di ospiti, cercare di creare dibattito, di essere segni di contraddizione e non di ripetizione, generare domande nello spettatore, instillargli dubbi anziché fornirgli risposte già pronte. Come disse a Fazio una volta proprio la Ferilli, ospite nel suo programma, «Forse non riesci a fare le domande perché noto che ti dai le risposte da solo». Per salvare il salvabile, che si cambi il format, che se ne cambino stile e contenuti o che si cambi, come extrema ratio, il conduttore. Sennò saranno gli spettatori a cambiare canale. Preferendo l'amore strappato di turno al Fazio stracciato (dalla concorrenza).

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