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Morgan a Sanremo, il vero tradimento: la vittima non è Bugo. La fine artistica del Cavallo pazzo?

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Giulio Bucchi
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Il problema del cantante Marco Castoldi, conosciuto da tutti - e soprattutto da Bugo - come Morgan, è che pensa di essere una specie di reincarnazione di Mozart, De André e Freddie Mercury mescolati assieme. Dal primo ha preso le palle (e non ci riferiamo ai cioccolatini, ma al coraggio che ha di fare le figure che fa), dal secondo niente, dal terzo la presenza scenica. Per "presenza scenica" non pensiamo mica a Morgan che sale sul palco del Live Aid e canta We are the champions, semmai alla capacità di imbonire variegati pubblici televisivi generalmente abituati a trattare con l' Uomo Ken o con Daniele Interrante. Ecco, questo pezzo grondante fiele è effettivamente acido per un motivo in particolare: quello lì, Morgan, ci ha traditi. Pensavamo davvero fosse un cantante, con meno capacità di Fossati e Paolo Conte, per carità, ma neppure allo stesso livello dei Ragazzi Italiani, già interpreti di Vero Amore (ve li ricordate? Straordinari). Ecco, Morgan ha scelto di dare lo stesso valore alla musica dei Ragazzi Italiani e anche se continua a ripetere «Gli arrangiamenti... L' arte... La musica... Le composizioni... Voi non capite, io capisco!» e tutte le fregnacce, lo fa solo perché la gente non si accorga che non ha più niente da suonare e solo un po' di fuffa da diffondere. Il fatto è... che ce ne siamo accorti. Leggi anche: "Mio figlio ha sbagliato, ma Bugo...". Anche la mamma di Morgan lo massacra I fattacci di Sanremo sono noti: va in gara a cantare un brano di Bugo, Sincero, litiga con tutti, maltratta il suo ex amico prima di scendere la scalinata, sul palco lo tradisce, poi dice «la canzone è una schifezza» (cazzata, è bella, e l' album di Bugo anche di più), infine si mette a fare l' unica cosa che è davvero bravo a fare: gazzarra mediatica. Gli chiediamo: «Andrai in tv a parlare di questa roba?». Risponde: «Mai! Bugo lo farà!». Ventiquattro ore dopo lo ritroviamo a fare del bla bla dalla d' Urso. E urla e urla e urla («L' arte!... La musica..! Io io io...») e non capisce - o "capisce" ma se ne fotte - che ormai non è più considerato il talento dei Bluvertigo o il fenomeno di Canzoni dell' appartamento (grande disco) ma un casinaro qualunque di quelli che alzano lo share. E allora eccolo «il cantante» a far caciara a Live! o a parlare dalla Balivo con la madre (gran donna, lo diciamo sul serio, andatevi a ripescare il botta e risposta), e rieccolo a La vita in diretta a litigare col manager di Bugo, e potete star certi che nel prossimo futuro lo vedrete qua e là a discutere di sfratti, della sua casa che «è un museo!», di ex compagne, di tutto tranne che di musica, che è quello per cui dovrebbe avere un senso la sua presenza. E invece no, la sua presenza ha senso solo per far "ingrifare" il pubblico. Quando finisce su un divano nazional popolare maschera l' ospitata con una strimpellata al pianoforte, gliela concedono, ma chi lo invita non vede l' ora che smetta di suonare e torni a parlare di "sottobosco", di polemiche varie, di «dicci cosa hai detto a Bugo, diccelo!» e altre puttanate che magari gli permetteranno di rimediare un po' di quattrini - e da questo punto di vista non c' è niente di male -, ma lo faranno passare alla storia non per il suo presunto «genio artistico», bensì per essere il tale che un giorno ha fatto casino all' Ariston come un Cavallo Pazzo qualunque. Mah... di Fabrizio Biasin

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