Di Caprio-Fantozzi: snobbato pure stavolta

Sfottò sul web per l'attore che ha di nuovo mancato il premio per un soffio, battuto da Matthew McConaughey
di Nicoletta Orlandi Postisabato 8 marzo 2014
Di Caprio-Fantozzi: snobbato pure stavolta
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La prima cosa da dire è che Leo non è affatto «poverino»: questa mattina farà colazione con banane rare della Papuasia, codesta sera cenerà ad aragoste. Ne prenderà tre, ma a due donerà la libertà gettandole nell’Oceano Pacifico per far vedere quanto è grande. La seconda cosa da dire è che Leo ha perso ancora. Lo sanno tutti, soprattutto lui. Anzi, lo sapevano prima ancora che il Dolby Theatre celebrasse Matthew McConaughey, uno che fino a ieri tutti prendevano in giro e ora no, ora è fenomenale «e io l’avevo detto». A un attimo dalla proclamazione le telecamere dell’universo mondo si sono piazzate sul faccione dell’ex Titanic per immortalare l’ennesimo meme (come tradurre meme, vediamo: «Tipica espressione di chi se l’è appena presa in saccoccia e invece pensava di potere fare il fighetto con gli amici»). Che poi questa volta non è stata neanche una sorpresa, tanti sospettavano che i vetusti giudici dell’Academy avrebbero tirato un missile contro l’aeroplanino dell’ex Aviator.Anzi, a dirla tutta lo speravano in molti, sadici e invidiosi colleghi di Hollywood.  Fatto sta che mentre Brad Pitt ingurgitava un fetta di pizza da due chili alla faccia della Fao e di Angelina (o di quel che ne è rimasto, peserà suppergiu come la fetta di pizza), Leo faceva l’ennesima figura da pirla. E sarà che noi tutti gli vogliamo bene come al fratello maggiore annegato per salvare dal naufragio una lurida dai capelli rossi neanche troppo bella, ma era il caso di evitargli l’ennesimo strazio, la figuraccia, l’affronto di dover dire al più bravo che anche questa volta per lui non c’era ciccia (se non sulle di lui guanciotte). Perché Leo è il migliore senza beh nè mah, e ieri come in passato paga per colpe non sue. Cosa ci può fare se i giudici dell’Academy hanno 115 anni cadauno? Cosa ci può fare se codeste mummie, messe di fronte a un film in cui Leoncino dice per tutto il tempo «cazzo di qua e cazzo di là» e si droga come un cammello tossicodipendente, non capiscono la grandezza dell’interpretazione ma pensano «che brutto esempio, meglio far trionfare i buoni sentimenti del malato di Aids. Alla peggio lo diamo al vecchio di Nebraska. A Leo però no, si fa di anfetamine e ride pure, ragazzaccio». Parliamoci chiaro: si può discutere sul film, non sulle capacità. Leo in versione Lupo di Wall Street mette in fila tutti quanti. Gli era già capitato con Buon compleanno Mr Grape nel 1994 (non protagonista) ma era poco più di un poppante. Ci aveva riprovato con The Aviator nel 2005 ma lo avevano trattato come quello che «è bravo ma ha tempo per vincere». Si era ripresentato nel 2007 con Blood Diamond e francamente tutti quanti erano disposti a portarlo in spalla sul palco, ma invece niente di niente. E tutte le volte l’ex truffatore di Prova a Prendermi si era ritrovato circondato dai flash e dalle prese per il culo di chi gode nel vedere i suoi occhi blu velarsi un po’ e il suo papillon stringere attorno al collone cicciottone. Ci riproverà ancora, perché è il più bravo. E forse non vincerà mai. Questa volta lo sapeva (ai Golden Globes si era lamentato per essere stato premiato nella categoria comedy al grido di «Questa non è una comedy orca miseria!». Insomma, gliel’hanno fatta sporca una volta ancora, ma forse è meglio così. Vincere e fare la fine della lessatissima Natalie Portman? Giammai. Meglio aspettare, buttar giù rospi e attendere a 90 anni suonati il maledetto premio alla carriera come in passato capitò ad Alfredone Hitchcock. A quel punto potrà decidere di sfilare sul palco e prendersi tutti gli applausi che non si è preso in tutti questi anni. Oppure no, potrà mandare un telegramma: «Spedire Oscar a casa. Stop. Qui invasione di aragoste. Stop. Stronzi. Stop». di Fabrizio Biasin