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"La partita" su Netflix e in onda su Rai 4: il calcio come metafora dell'Italia tra debolezze e contraddizioni

Giuliana Covella
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Tra l’erba incolta e i capannoni industriali, in un campo di calcio alla periferia di Roma, due squadre di ragazzini si affrontano in una battaglia senza esclusione di colpi. Dopo il debutto di domenica sera su Rai 4 sbarca in tv La partita di Francesco Carnesecchi con Francesco Pannofino, Alberto Di Stasio, Gabriele Fiore, Giorgio Colangeli e Stefano Ambrogi. Prodotto da Andrette Lo Conte per Freak Factory con Wrong Way Pictures. Arriva così sul piccolo schermo dopo un’uscita al cinema stoppata dall’emergenza sanitaria, il film attualmente disponibile su Netflix, doppiato e sottotitolato in tutto il mondo, conquistando la top ten dei più visti la prima settimana di programmazione in Italia. «“La partita” è un film che ci porta dritti nel cuore di Roma e dell’Italia, inquadrandone debolezze e contraddizioni. La passione totalizzante per il calcio è l’angolo attraverso il quale vengono messi in prospettiva tutti i personaggi. A metà strada tra una fede e una droga, il campo da calcio è il luogo attorno a cui si radunano una serie di personaggi tutti, in un modo o nell’altro, dipendenti dal pallone. Perché il calcio non è mai solo un gioco», spiega il regista Carnesecchi.  Sul campo da calcio non si decide solo il destino del campionato, ma la vita di coloro che vogliono dare una svolta alla propria esistenza. Chi per soldi come Italo (Alberto Di Stasio), il presidente dello “Sporting” che ha scommesso tutto quello che ha sul risultato – chi per onore, come mister Bulla (Francesco Pannofino), l’allenatore che non ha mai vinto niente – e chi per seguire un sogno, come Antonio (Gabriele Fiore), il capitano della squadra che vuole diventare un calciatore. Mentre fuori dal campo il mondo continua a vivere, a morire e ad essere pieno di contraddizioni, durante la partita il tempo si ferma perché quello è il momento più importante di sempre. 

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