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Romeo e Giulietta "abusati": colpo di scena 54 anni dopo, l'accusa choc

Daniele Priori
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La nuda verità, oltre mezzo secolo dopo. E uno choc tale da portare gli attori, Olivia Hussey e Leonard Whiting, allora non ancora maggiorenni ma ormai ultrasettantenni, a intentare una causa contro la Paramount Pictures, casa produttrice del capolavoro che fu (è e resterà, al netto di ogni possibile ulteriore polemica): il Romeo e Giulietta diretto da Franco Zeffirelli. Correva l'anno 1968. A finire nell'occhio del ciclone e al centro di una causa risarcitoria che pare potrebbe essere addirittura da 500 milioni di dollari, oltre alla singolare differita di ben 54 anni (la denuncia è arrivata prima del 31 dicembre), è la famosissima scena di nudo nella quale si vedono i glutei di Romeo Leonard e i seni di Giulietta Olivia.


Una posa che fu fortemente voluta proprio da Zeffirelli, frattanto scomparso nel 2019, e a quanto risulta da numerose testimonianze offerte negli anni dagli stessi attori, per niente rubata che tuttavia oggi, improvvisamente, viene definita addirittura "non autorizzata". Anzi, peggio: all'origine di una frustrazione che avrebbe accompagnato Olivia e Leonard praticamente per tutta la vita, creando negli anni ai due ex giovanissimi desnudi anche imbarazzi tali da compromettere ulteriori possibilità lavorative nel mondo del cinema.
 

 

PRIMA PERSONA
Per il momento Paramount non ha commentato la notizia. Come, da parte dei due ex divi non vi è stato neppure un cenno ai numerosissimi riconoscimenti che proprio quel Romeo e Giulietta ha portato, anche a loro in prima persona: due Golden Globe come migliori attori esordienti e uno a Zeffirelli come miglior regista. Successi bissati in fotocopia in Italia con tre David di Donatello attribuiti con le medesime motivazioni, fino ai due Oscar di Hollywood. Alla miglior fotografia e (anche se oggi fa un po' sorridere, viste le circostanze per cui ne stiamo nuovamente scrivendo) ai migliori costumi.


Mentre alle tette e alle natiche ormai del tutto inattuali, specie per gli attempati detentori di allora, toccherà un processo che sarà, giocoforza in contumacia proprio per la gioventù (come l'ironia) perduta dai protagonisti. Lo rammenta la rivista Variety che ha opportunamente sottolineato come, nel 2018, appena cinque anni fa, proprio Olivia Hussey aveva difeso la scena incriminata durante un'intervista, definendola semplicemente «necessaria per il film». Inoltre dieci anni dopo quel film la Hussey fu Maria nello sceneggiato tv Gesù di Nazareth diretto proprio da Zeffirelli.


Oppure come quella volta in Gran Bretagna, quando fu interdetto l'ingresso in sala alla stessa Olivia non ancora maggiorenne. Un divieto che portò la Giulietta di Zeffirelli a chiedersi con simpatico sarcasmo, come fosse possibile che non potesse vedere qualcosa che era solita vedere nello specchio ogni giorno. Quello specchio che però non concede appelli al tempo che passa. E contro il quale spesso non resta che appellarsi a un #MeToo postumo. O a offrire riletture clamorose di pezzi di cinema che hanno segnato la storie. A volte proprio perché scandalosi.


ULTIMO TANGO Come avvenne per un'altra pellicola epocale finita, dopo decenni, nella bufera: l'Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci messo sotto accusa nel 2007 da Maria Schneider, attrice protagonista della brutale scena di violenza con Marlon Brando. Una scena di sesso anale condita con il proverbiale burro, all'insaputa dell'attrice poi scomparsa prematuramente nel 2011. «Mi hanno quasi violentata. Quella scena non era prevista nella sceneggiatura. Io mi sono rifiutata, mi sono arrabbiata. Ma poi non ho potuto dire di no. Avrei dovuto chiamare il mio agente o il mio avvocato, perché non si può obbligare un attore a fare qualcosa che non c'è nella sceneggiatura. Ma all'epoca ero troppo giovane, non lo sapevo», denunciò l'attrice che confessò come «le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione». Vicenda, tuttavia, poco o nulla assimilabile al risveglio dei Romeo e Giulietta tardoni che, alla buon'ora e ormai in assenza d'altre proposte, vorrebbero mettere i braghettoni a un capolavoro. Qualcosa già avvenuto, peraltro, nella storia dell'arte. Non senza una dose di risate che giunsero e resistono come salvifico argine al debordante ridicolo. 

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