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Sanremo 2023, Renato Zero? Clamoroso: spunta una foto...

Luca Beatrice
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Nella fantasmagoria degli abiti di scena, spesso molto più interessanti delle canzoni, si intuisce quanto diversi protagonisti di Sanremo 2023 debbano pagare più di un debito nei confronti di Renato Zero, in particolare quello degli anni ’70, bello, magro e con una montagna di riccioli neri. Renato ha dato un canone, non è questione di etero-omosex o fluido, non aveva bisogno di categorie per essere se stesso. Il re dei sorci ni vanta più imitatori della settimana enigmistica, a cominciare da Elodie che ne cita il boa di struzzo nero e il trucco marcato dei tempi di Ero Zero (basti confrontare la copertina dell’album). Parecchi ragazzotti si presentano a petto seminudo e ovviamente depilato per far intendere una disidentità sessuale ostentata e conformista: gIANMARIA potrebbe essere il nipotino birbone di Renatone, quello che gli ha rubato le camicette scollatissime di Zerofobia.

 

E Blanco, di cui abbiamo conosciuto l’anima punk? Citazione zeriana unica, dalle maniche a sbuffo agli zatteroni, unica differenza sostanziale i tatuaggicui il Nostro non si è mai sottoposto credendo, come Wilhelm Reich, all’integrità del corpo. Allo sguardo attento del nostro lettore non saranno certo sfuggiti i rimandi all’arte contemporanea, considerando quanto la moda attinga da un mondo intellettualmente più sofisticato e cool. Chiara Ferragni si è presentata sul palco del teatro Ariston di spalle, magari per poter prendere tempo sull’emozione che la ha attanagliata per tutta la serata, con una stola bianca che riportava la scritta “Pensati libera”, frutto della collaborazione tra Christian Dior e Claire Fontaine, il duo artistico italofrancese fondato a Parigi nel 2004 e di base a Palermo. Militante e aspro, Claire Fontaine usa le armi della critica sociale, riportando spesso il discorso sul ruolo delle donne nella società. Ferragni, peraltro, è vulcanica imprenditrice delle immagini, sa sempre scegliere quella giusta a differenza delle parole con cui è certamente più in difficoltà, e per chi lavora con le immagini l’arte rappresenta senz’altro una possibilità di elevarsi.

 

Citazione colta anche per Marco Mengoni, inguainato in pelle come l’Al Pacino di Cruising, ispirato alla mitologia gay delle dark room che comparivano nei disegni hard core di Tom of Finland e nel film d’avanguardia Scorpio Rising di Kenneth Anger, lo stesso di Hollywood Babilonia. Un’iconografia omosessuale molto dura, niente a che vedere con le lagnose checchette del terzo millennio, per un artista sempre coraggioso e sicuro di sé, e il suo pezzo Due vite è certamente tra i favoriti per la vittoria. 

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