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Denny Mendez, "dopo la prima Miss Italia nera...". Com'è oggi: pazzesca

Daniele Priori
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Si intitola Cose di ogni giorno lo spettacolo teatrale in arrivo dal 23 al 26 marzo al Teatro degli Eroi di Roma in cui Denny Mendez affronta, nei panni della protagonista Rina, numerose e complesse tematiche. Nello spettacolo che, a fianco alla prima Miss Italia di colore vede recitare Francesco Branchetti, Isabella Giannone e José De La Paz, anch’egli di origine dominicana come Denny, ne capitano di tutti i colori e si incrociano temi complessi come il tradimento, l’identità di genere, l’orientamento sessuale.

 

 

 


Denny, splendida 44enne, affermata attrice, non ha dubbi e la chiude con una battuta: «La soluzione arriverà con l’elezione di un Papa nero, dopo Miss Italia, come diceva la canzone. Oggi nessuno si scandalizzerebbe».
Denny, racconti le sue Cose di ogni giorno
«Nelle sue Cose di ogni giorno la Mendez (parla di sé in terza persona ndr) è molto legata alla casa, il luogo dove avvengono tante dinamiche famigliari. Mi rilassa prendermi cura della casa nel tempo libero. Per il resto amo informarmi per avere una mia opinione e chiacchierare con mia madre e mia figlia. Mi sono data delle priorità diverse rispetto a venti anni fa. Anche perché ora c’è una protezione sociale diversa come reazione alla paura e alla rabbia che c’è in giro. Rina, la protagonista ci arriva anche lei con i fatti che le accadono, trovandosi in un nucleo famigliare che non riesce più a tenere unito come si sarebbe fatto 50 anni fa. Quanta fiducia ci deve essere anche nel rapporto con i figli, cosa difficilissima oggi. Lei ha una forza immane nell’affrontare certe difficoltà. Rina crede nel bene tra le persone, una sorta di karma, e questo ci accomuna, caratteristica che la porta a volte a sopportare troppe angherie. In questo io, rispetto a Rina, ho un po’ meno pazienza...».

 

 

 


Cos’è per lei la famiglia? 
«La famiglia è il punto di riferimento che va coltivato dall’inizio alla fine. La cosa più difficile, coi tempi che cambiano, è riuscire a mantenere i ruoli. Per me conta più di una storia d’amore. Io di base ho una famiglia molto matriarcale. Mia nonna ha avuto 11 figli, la maggior parte delle quali erano femmine. Per me ha rappresentato e ancora oggi rappresenta un sostegno ed è riuscita a supportarmi anche a distanza».
Nella vita le è mai capitato di tradire in amore o di essere tradita? 
«Nello spettacolo si parla molto di come superare i tradimenti. Cosa che la Mendez non fa passare molto. Mi è successo una volta di essere tradita. Ho imparato a non essere supersevera perché penso che alcune cose si fanno anche per leggerezza, però non do più di una possibilità. Quanto a me posso dire che nel tempo ho capito che ci sono vari tipi di relazioni. Ho avuto la fortuna e la pazienza di valutare chi era più e chi meno importante. Poi nella peggiore delle ipotesi se dovessi aver avuto qualche cornino, vorrà dire che sarò diventata più alta...». (ride)

 

 

 


Ha recentemente dichiarato di lottare per l’indipendenza delle donne. Le donne trans secondo lei hanno diritto o no di lottare per il loro “femminile”. Non tutte le femministe, come saprà, la pensano allo stesso modo. 
«Sono felice di fare questa intervista proprio oggi, 21 marzo, la Giornata internazionale contro le discriminazioni razziali che non intenderei solo come black or white. Quello delle diversità è un argomento da trattare con molta delicatezza. Ci sono cose che vanno riviste con una certa intelligenza, non con gli schiaffi. Sono stufa di sentire provocazioni che non portano da nessuna parte. Non mi piace neppure seguire troppo i dibattiti perché non si arriva mai a una conclusione e creano solo confusione, utilizzando un linguaggio crudo. Di base dovrebbe esserci un’etica, ormai persa, che va molto oltre le differenze dei corpi ma ha a che fare con la comunicazione e il senso di comunità da recuperare, ricordando che siamo tutti esseri umani».
Sui figli delle persone omosessuali invece ha una qualche idea? 
«Vivendo tra Italia e Usa vedo un forte divario. Credo però che questo tema non debba tenersi tra le forze politiche ma ascoltando in primo luogo le persone coinvolte. Anche su questo tema l’estremismo non porta da nessuna parte».

 

 

 


Lei ha scritto un corto sul tema dell’immigrazione in cui si è messa nel punto di osservazione di una scafista. Non le pare troppo? 
«È un progetto che vorrei portare avanti. Ho voluto narrare, romanzando, un punto di vista diverso: quello di una scafista donna. Figure sempre criminalizzate senza pensare che anche loro sono persone che soffrono, rischiano e in qualche caso perdono la vita, magari per interessi di altri. Per questo l’ho voluta affrontare e ora la sto approfondendo».
Ha rapporti con la sua comunità d’origine, i dominicani in Italia?
«Sono legata alle mie radici. Sono socia onoraria di PromueveRD, il 27 febbraio abbiamo celebbrato il 179° anniversario dell’indipendenza. Rispetto agli Usa, però, dove le comunità vengono rappresentate non solo a livello mediatico ma anche nel quotidiano, in Italia le voci sono poche e la rappresentanza delle varie comunità è bassa». Miss Italia invece che l’ha resa famosa non se la passa così bene...
«Devo tanto e ancora oggi ringrazio Enzo Mirigliani e tutta la family. La manifestazione ha avuto un crollo dovuto al fatto che non si è riusciti a individuare la chiave nuova con la quale trattare la figura femminile in un momento storico delicato e dominato dai social media».
Se sua figlia tra 10 anni volesse iscriversi a un concorso di bellezza?
«Nessun problema ma non credo lo farà. Il futuro sarà sempre più dominato da tecnologia e digitale. In ogni caso sarei lì a sostenerla e sarebbe una gioia vederla rappresentare l’Italia o gli Stati Uniti (la piccola ha il doppio passaporto ndr) o, perché no, la Repubblica Dominicana in nome del sangue che le scorre nelle vene».

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