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Allevi, "forse non è un caso": la strepitosa frase dell'artista in lotta col mieloma

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Paola Pellai
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C’è una frase che non dimentico: risale al 29 luglio dello scorso anno, giorno del mio compleanno. La ritrovai sulle pagine social di Giovanni Allevi: «Bisogna amarla questa vita, anche quando il buio ci travolge». La scrisse un mese dopo aver scoperto di dover lottare contro un male arrivato, senza preavviso, a svuotare di certezze il suo futuro. A Pasqua il compositore e pianista ha compiuto 54 anni ricordando a tutti i pazienti «guerrieri» che «ciò che davvero apre le porte sono la forza e la passione con cui si inseguono i propri sogni». Lui non ha mai tenuto nulla per sé, ha subito condiviso il suo «dolore fisico e mentale», annunciandolo il 18 giugno 2022 sui social in modo garbato ed ironico insieme: «Ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa».

Una neoplasia dal suono dolce, nessuno prima di lui aveva definito così un tumore. Da quel giorno Allevi ha condiviso la sua battaglia di speranza e sofferenza promettendo di celebrare «la vittoria sulla malattia dirigendo Mieloma in teatro, con un grande solista al violoncello». In quel diario senza date né scadenze, senza l’obbligo del racconto quotidiano, Allevi ci tiene stretti a lui, insegnandoci che il dolore si può attraversare, domare e persino riempire di vita.

 

PAROLE SEMPLICI
E così sono le parole semplici di un uomo autentico a portare coraggio anche quando pensi che non valga più la pena crederci. «Cosa sto imparando in questi mesi di dolore?- ci ha spronato - Che le parole sono dei potenti farmaci, che la speranza ha effetti fisici positivi sulle cellule. Platone lo aveva già intuito e oggile moderne neuroscienze lo confermano. Per questo in ogni circostanza, dobbiamo scegliere bene cosa dirci ed essere consapevoli dell'enorme potere che abbiamo». Il potere delle parole, della solidarietà, del non nasconderci nulla. Giovanni ci racconta tutto del suo calvario, non si fa sconti e non ne fa neppure a noi: «Le mie mani tremano per via dei farmaci- e quindi il ritorno al pianoforte sarà lento. Tuttavia non ho mai smesso di comporre musica nella mia mente, per trasformare in note tutte le sensazioni che sto vivendo.

Grazie alla Musica anche la sofferenza e lo sconforto acquistano un senso». E poi un giorno ci dice quello che nessuno di noi si aspetterebbe: «Non ho mai amato la vita come in questo momento». Così anche chi non conosceva Giovanni Allevi si aggiunge in quella “famiglia” straordinariamente allargata che sa stargli vicino, lo coccola, lo riempie di incoraggiamenti, lo ringrazia perla forza che trasmette: in quel diario di verità ognuno di noi trova la nota giusta quando più ne ha bisogno.

 

La sua non è una passeggiata, Allevi lo sa e non ce lo nasconde. È un continuo saliscendi, dove le discese non devono illuderti troppo e sulle salite non devi cedere. Ed è proprio sui quei pendii insidiosi che abbracci Giovanni ancora più forte: «Questo periodo – ci svelò qualche mese fa- è forse il più difficile mai attraversato. Anche se la terapia sta facendo il suo lavoro, il mieloma mi ha lasciato delle fratture ossee in diverse parti del corpo, in particolare le vertebre, alcune delle quali sono inoperabili e resteranno doloranti forse per sempre. Allora mi chiedo che cosa significhi combattere. Significa resistere al dolore fisico. Gli antichi greci dicevano: Io posseggo il dolore ma non ne sono posseduto».

SPERANZA
Possedere il dolore ma non esserne posseduti, Allevi riempie questo messaggio di speranza ma anche di progettualità al punto che «una musica nuova invade la mia mente in modo impetuoso ed io non ne perdo una nota. Ora è dolce, ora folle ed incomprensibile, sognante e riflessiva, metafisica. Non vedo l’ora di farvela ascoltare». Eccolo il fuoco della vita e proprio a Pasqua il compositore condivide il messaggio più bello: «Sono indebolito e scombinato, ma felicissimo. Secondo gli ultimi esami sto andando alla grande. La ricerca sta facendo passi da gigante, ci vedremo presto, con tanta musica nuova e una diversa visione del mondo». E ci sorride, una volta di più. Perché all’Istituto dei Tumori di Milano ha imparato anche questo: «Qui si respirano il talento, l’intuizione, la forte volontà di guarire ed alleviare le sofferenze con un farmaco, ma anche con un sorriso». Il sorriso è terapeutico. Ricordiamocelo.

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