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Striscia la Notizia terremota la Rai: cosa è stato rubato dagli uffici

Luca Beatrice
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Il caso era scoppiato già un paio d’anni fa e passato in cavalleria come se nulla fosse accaduto. Ora Striscia la notizia torna alla carica e ieri sera a “Rai Scoglio 24” il cronista blogger Pinuccio - Alessio Giannone - è tornato a occuparsi delle misteriose scomparse, nel frattempo moltiplicatesi, di opere d’arte di proprietà della tv di Stato. Nel giugno 2021 furono proprio i vertici della Rai a denunciare che ben 120 opere custodite nella sede centrale di viale Mazzini e in altre sedi distaccate si erano in pratica volatilizzate. Il patrimonio complessivo della Rai consta all’incirca di 1.500 lavori tra quadri, sculture, disegni, grafiche, mobili, alcuni mai archiviati come le preziose sedute di Carlo Mollino che ora valgono un sacco di soldi.

Alcuni di questi furti e sparizioni sono degni di un romanzo giallo, ad esempio l’Architettura di Ottone Rosai che negli anni ’70 valeva 25 milioni di lire il cui originale fu sostituito da una copia quasi perfetta e nessuno se ne accorse per decenni. Solo 50 anni dopo il responsabile, un ex-dipendente, è stato individuato, è andato in pensione e non ha subito alcuna condanna perché il reato era passato in prescrizione. Si sospettava che dietro questi numerosi ammanchi ci fosse una rete di furti su commissione e che c’entrassero loschi personaggi del giro dei ricettatori e dei commercianti, ma troppo tempo è passato, per i Carabinieri del Nucleo veramente difficile risalire all’origine e recuperare tutte queste cose in giro perché, come si dice in gergo, i quadri hanno le gambe e il mercato si divide in mille rivoli alquanto misteriosi.

Non riuscendo a immaginare la sciatteria e la noncuranza con cui questi beni sono conservati, risultano scomparsi anche dal 2004 il bozzetto del celebre cavallo di Francesco Messina, la Vita nei campi di Giorgio de Chirico, la Domenica della buona gente di Renato Guttuso, oltre a grafiche e disegni, tra gli altri, di Nespolo, Modigliani, Piranesi, Sisley, Corot, Monet. Nel 1996 in una mostra a Lecce incentrata sul ’900 diverse di queste opere rispuntarono fuori e nessuno sa come ci finirono senza che dalla Rai qualcuno li reclamasse; ben più clamoroso il caso della Scrivania di Giò Ponti battuta all’asta da Christie’s Londra a 70mila euro nell’ottobre del 2019, più che altro per le dimensioni del mobile non così semplice da trafugare. Nel giugno dello scorso anno tornò a occuparsene il quotidiano francese Le Monde con un articolo inchiesta di Roxanna Azimi e Beatrice Guerrey, riprendendo l’inchiesta di Striscia.

Tutto finito? Niente affatto: ora l’elenco di opere mancanti sarebbe completo e sono ben 170 e i nomi che saltano fuori potrebbero comporre un’importante collezione di un museo dell’arte italiana: Felice Casorati, con Il deputato di Bombignac, che si trovava nella sede Rai di viale Mazzini, Bruno Cassinari, Riccardo Licata e Giulio Turcato in quella di via Teulada, Giuseppe Santomaso in una sede periferica di Roma, un Domenico Purificato in via Asiago e un altro in viale Mazzini. Mancano anche un’opera di Carlo Levi e quattro di Enrico Paulucci, entrambi pittori dei “Sei di Torino”. Pinuccio ha lanciato un appello al nuovo ad Rai Roberto Sergio affinché faccia un’adeguata verifica sul caso che ormai ha assunto le proporzioni di uno scandalo.

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