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Ornella Muti-choc: "Chi mi ha preso a schiaffi sul set fino a farmi piangere"

Roberto Tortora
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Donna e attrice tra le più brave, belle e le più desiderate di sempre del cinema italiano, Ornella Muti conserva ancora il suo immenso fascino dopo più di quarant’anni di una carriera che più longeva non si può. Intervistata da Repubblica prima della sua partenza per il Sardinia Film Festival, dov’è in sala con “Lo sposo indeciso”, ha raccontato la sua vita sul set. Tra botte, lacrime e risate, vestiti stretti da svenire, divi inquietanti, maestri dolcissimi. Quarant’anni, insomma, d’autore e di molti maestri che l’hanno formata come Damiano Damiani, suo regista d’esordio ne "La moglie più bella" che le cambiò anche il nome (da Francesca Romana Rivelli al “dannunziano” nome d’arte Ornella Muti): "Damiani mi colpiva per farmi piangere sul set, allora c’era questa brutalità e Damiani forse lo era più degli altri, non l'ha fatto solo con me. Sono arrivata sul set a 14 anni, papà morto da tre. Ero chiusa, non volevo scavare nel dolore, hanno pensato 'diamole uno schiaffo e via'".

 

 

Vista la sua recente scomparsa e, per un caso curioso della vita, proprio nel giorno della dipartita anche di Silvio Berlusconi, Ornella Muti ci tiene a dare un suo ricordo anche di Francesco Nuti, attore e regista che l’ha diretta in due film molto romantici: "Tutta colpa del paradiso" e "Stregati": "Il colpo grande è quando la vita cambia in modo così drastico, ancor più della morte. Francesco, era un ragazzo semplice, dopo il lavoro e la cena suonava la chitarra e si cantava. Con lui si rideva sul set, ma era anche dolce, malinconico. Tutta colpa del paradiso e Stregati mi sono rimasti nel cuore".

Grandi risate, ma anche tanto gossip, con Adriano Celentano, che tradì sua moglie proprio per Ornella: "Siccome si finisce a parlare sempre di quello, uno non riesce a dire altro. Ma sul set Adriano faceva ridere chiunque, giocava, era bello lavorare con lui. È vero che ogni tanto bisognava interrompere e ripetere il ciak per le sue continue gag, ma i set con lui, Castellano e Pipolo, erano una festa. I suoi film sono quelli per cui mi conoscono di più, in Italia e Germania. Nel resto del mondo mi citano Greenaway".

 

Altri tre nomi importanti della sua carriera: Massimo Troisi, Carlo Verdone e Renato Pozzetto. Dice la Muti del primo, con cui lavorò in "Capitan Fracassa" di Ettore Scola: “Massimo dopo il film mi chiamò e mi disse: 'Vado a Houston per un controllo, vediamoci quando torno, noi del segno dei Pesci'. Era sensibile, aveva fame di vita e un senso di precarietà legato alla sua condizione”. Quindi Verdone, con cui ha condiviso "Io e mia sorella" e "Stasera a casa di Alice": "Con Carlo i set sono bellissimi, lui è sereno, mai nervoso o irato". Infine, Pozzetto, con cui girò "Nessuno è perfetto", un film che ha precorso i tempi, visto che trattava con coraggio il tema transgender: "È incredibile che con tutte le lotte Lgbtq+ questo mio ruolo di transessuale, affrontato in tempi in cui questi argomenti non si toccavano, sia passato in sordina. È un bellissimo film che diceva tante cose, la difficoltà di quest’uomo che ama rispetto al giudizio degli altri, le faceva mettere una pancia finta".

Altro dubbio amletico è: Gerard Depardieu o Alain Delon? Ornella Muti è sempre stata affascinata da entrambi: "Alain l’ho incontrato presto, ero tesa. Di persona ancor più bello, ma un divo. Arrivava con i suoi lupi alsaziani, cattivissimi, diceva: 'non ti muovere veloce'. Era il terrore del set. Depardieu una pila di energia". Berlusconi, infine, che la convinse a fare la tv: "L’ho conosciuto prima che entrasse in politica. Venne in Svizzera per convincermi a fare Premiatissima. Gli dissi: ho Carolina appena nata, allatto. Lui fece abbattere una parete, creò un camerino dove potevo riposare, allattare. Ho fatto balletti e altre cose che non farò mai più".

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