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"C'è ancora domani". L'esordio alla regia di Paola Cortellesi: "Un padre padrone del dopoguerra"

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Annamaria Piacentini
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Applaudita e con giusta ragione. Paola Cortellesi al suo esordio alla regia dove si ritaglia anche un ruolo da protagonista, racconta sul grande schermo una realtà violenta che sottomette le donne. “C'è ancora domani”, è un titolo che da speranza, anche se dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi  non è cambiato molto, Prima le mogli venivano picchiate e umiliate, oggi vengono uccise, perché certe leggi sono inutili Ma partiamo dalla storia: Delia (Cortellesi) è una giovane madre di tre figli, sposata con Ivano (Mastrandrea)   un energumeno violento ed ignorante che è il degno frutto  di ciò che gli ha insegnato il padre (Colangeli) , quella di  di usare anche la cinghia per far tacere una donna.La storia è ambientata a Roma , in uno di quei palazzi popolari  dove si soffre in silenzio e non si racconta ciò che accade dietro le mura di casa.. Tutto sembra cambiare con l'annuncio della figlia Marcella (Romana Maggiore Vergano) che è stata chiesta in moglie da un ragazzo di una famiglia-bene. Delia non chiede altro! Ma la vita può sempre sorprendere: cosa ci sara scritto in quella lettera misteriosa indirizzata a Delia? Il film è in uscita da 26 ottobre. E vale davvero la pena di vederlo. Ecco cosa ci racconta la Cortellesi:

Paola, un'attrice amata dal pubblico, perchè decide di passare alla regia?

“ In realtà questo desiderio mi è venuto negli anni , da quando ho fatto la sceneggiatrice. Pensavo spesso: vorrei far parte di una bella storia, qualcosa che sentivo. Ne avevo l'esigenza”.

Secondo lei,  questo film servirà alle nuove generazioni?
“Sarei felice se accadesse, il titolo scelto da speranza. Abbiamo letto libri su quel periodo, abbiamo imparato cosa  realmente accadeva alle famiglie in quegli anni. Ciò che mi ha colpita è stata la reazione di mia figlia che era incredula in ciò che leggeva: stai dalla parte di chi ha sabito, ha detto.”

Il film è molto bello, interessante, coraggioso: cosa può insegnare dal momento che indietro non si torna?
“Premetto che non è un film contro gli uomini, ma contro le “gabbie” in cui mettono le donne. Ovviamente non sono tutti così, ma c'è  ancora chi fa sentire  una donna di non essere nulla. I diritti che abbiamo acquisito non sono ancora tutti. E non sono eterni .

Però c'è la consapevolezza della violenza, giusto?
“Vorrei precisare che questo comportamento non ha a che vedere con la mia famiglia, la violenza non ci appartiene e la storia non è autobiografica.”

Però le donne...
“Devono sempre dimostrare di essere all'altezza è una cosa millenaria. Il comune denominatore era umiliarle.  Insomma, certi ruoli maschili così erano e così sono rimasti. Frase tipica?  tu non vali e non sai fare niente. Questo è il maschilismo. Il film inizia con una donna che viene picchiata”.

Che uomo è Ivano?
“All'inizio non avevamo pensato a Valerio Mastrandrea, volevamo un uomo più brutale. Poi, abbiamo pensato che un uomo  brutale non lo incontri sempre. Questa brutalità nel quotidiano era ancora più respingente. Ci piaceva anche che fosse un po' idiota.Questo non me lo fa perdonare, ma deridere.  Sì,  abbiamo il permesso di ridere di un uomo così”.

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