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Lorella Cuccarini, il dolore: "Ero all'apice del successo, l'aborto mi ha fermata"

Hoara Borselli
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Lorella Cuccarini? Beh, non devo mica presentarvela. Ha quasi sessant’anni, è sempre sulla cresta dell’onda, è una artista, una mamma e una figlia. Figlia di chi? Di una sarta che lavorava 24 ore al giorno per dare da mangiare a lei e ai suoi fratelli.

Lorella bambina cosa voleva fare da grande?
«Ti dico quello che mi raccontava la mia mamma: a tre anni facevo i miei spettacoli con tutte le mie bambole che venivano sistemate come se fossero il pubblico e ballavo e cantavo. Dice che costringevo i miei fratelli più grandi a imparare le canzoni dei Ricchi e Poveri perché li adoravo, e io interpretavo Angela con quella sua voce pazzesca e mettevamo in scena il quartetto. Era un gioco, una passione, non avrei mai immaginato che potesse diventare la mia professione».

 

 

 

Quando ha capito che sarebbe potuto diventarla?
«Ho iniziato a studiare danza dall’età di nove anni, Dai diciotto ai venti anni ho fatto la ballerina di fila anche in programmi televisivi. Per me quello era già essere arrivata».

Poi cosa è successo?
«Mi chiesero di ballare per una “convention”. A me non andava. Mi convinse il fatto che ci fossero Bryan & Garrison che erano coreografi di rilievo all’epoca e nonostante pagassero pochissimo decisi di andare. I soldi contavano poco, anche se ero povera. Posso dire che quella “convention” mi ha cambiato la vita».

Perché?
«Mi vide Pippo Baudo e mi fece fare una serie di provini che mi portarono a “Fantastico”. Sliding doors. Se io quella volta avessi guardato più all’aspetto venale aspettando un lavoro meglio retribuito avrei perso l’occasione della mia vita».

Che figlia è stata?
«Sono cresciuta in una famiglia molto unita anche se avevamo solo un genitore: la nostra mamma. Eravamo tutti molto responsabili in casa. Mamma faceva la sarta e lavorava ventiquattro ore al giorno dovendo occuparsi da sola della famiglia. Se cuciva c’erano soldi per mangiare, se non cuciva no. Eravamo ragazzini responsabili. Avevamo i turni ed erano turni uguali per tutti. Mio fratello se c’era da sistemare la cucina, pulire e sistemare le camere lo faceva. E ognuno di noi cercava di pesare il meno possibile sul bilancio familiare».

Avete iniziato quindi a lavorare molto giovani?
«Mio fratello Roberto andava a caricare e scaricare le cassette di frutta e verdura in estate al mercato che avevamo sotto casa, per guadagnare qualcosa. Ricordo che il pomeriggio portava su quello che magari era rimasto e che ancora non era proprio scaduto ed era qualcosa che potevamo riutilizzare. Sono ricordi molto vivi nella mia mente e sono felice di aver avuto questa forma mentale».

I suoi figli invece hanno vissuto in una condizione economica ben diversa. Ha trasmesso loro gli stessi valori ereditati da sua madre?
«Ho cercato di spiegare loro che tutto ciò che si vuole raggiungere si ottiene solo con sacrifici e difficoltà. Ho cercato di insegnargli di non accontentarsi, di non mettersi paura. Affrontare la vita a muso duro con spalle forti, non ritirarsi alla prima difficoltà. Ho cercato in qualche modo fargli mantenere i piedi a terra».

In che modo? Mi fa un esempio pratico?
«Loro hanno vissuto in un’epoca nella quale il telefonino era parte integrante della vita dei ragazzi. Beh alla primogenita sono riuscita a darglielo a sedici anni. Una fatica pazzesca (sorride). Però quanto sono stata felice di esserci riuscita».

 

 

 

Le ha mai rimproverato questa scelta?
«Lei ci ringrazia. È cresciuta con i libri, con gli amici che venivano a casa avendo le porte sempre aperte. Invece di dirsi le cose tramite i messaggini comunicavano fra loro, si guardavano negli occhi».

Come è riuscita a conciliare carriera e figli?
«Per me i figli sono la vita, sono ciò che ha dato senso alla mia esistenza. Le racconto un episodio...».

Prego...
«Quando feci “Buona domenica” nel ‘92/’93 con Marco Columbro... Due edizioni di straordinario successo. Una diretta di sette ore tutte le domeniche. Alla fine della seconda edizione mi accorsi di essere rimasta incinta e purtroppo quella gravidanza non andò a buon fine. Persi il mio bambino appena finito il programma. Quello fu un momento particolare, difficile della mia vita. Io sarei stata felice di suggellare il rapporto con mio marito Silvio con l’arrivo di questo bambino che non era cercato in quel momento però era capitato e non ero riuscita a portare a termine la gravidanza».

Come ha reagito a quel dolore grandissimo?
«Ho avuto un po’ di paura, la sensazione che questo lavoro non mi avrebbe lasciato lo spazio. E in quel momento, all’apice della mia carriera, nonostante mi avessero chiesto di fare la terza edizione del programma, ho deciso di fermarmi».

Ha messo la carriera da parte?
«Sì, mi sono ascoltata, ed è ciò che mi capita sempre quando sto affrontando dei momenti difficili, anche se quello che mi dico spesso non è comodo. Nonostante tutti cercassero di convincermi ad andare avanti io ho sentito dentro di me che era giusto fermarmi. Presi una pausa di riflessione contro tutto e contro tutti e quello che fu un momento estremamente complicato della mia vita in realtà poi diventò bellissimo perché decisi di ritornare a studiare, presi il diploma linguistico, nacque un progetto bellissimo, (“Trenta ore per la vita”), soprattutto rimasi incinta della mia prima figlia Chiara».

Poi tutto liscio?
«No. Ce ne sono molti di momenti difficili. Ricordo quando rimasi incinta dei miei due gemelli: avrei dovuto dopo due mesi debuttare nello spettacolo teatrale “Grease” e fu la mia stessa ginecologa sconsigliarmi di affrontare un impegno così gravoso per la mia salute avendo una gravidanza a rischio. Erano già stati venduti circa 100.000 biglietti, non mi potevo tirare indietro e utilizzando tutte le precauzioni possibili ho portato a termine questo impegno fino al quinto mese di gravidanza».

Sbaglio o non fu momento semplice quando lasciò Mediaset per la Rai?
«Non sbaglia, è stato un momento molto duro. Dopo 14 anni a Mediaset ho accettato una proposta dalla Rai che mi legava all’azienda con un contratto di tre anni che non venne onorato da un punto di vista professionale. Non andò come previsto perché mi tennero al palo, in panchina, non mi affidarono progetti lavorativi come da accordi».

Come ha vissuto quel periodo?
«A distanza di tempo l’ho quasi considerato benedetto perché erano appena nati i gemelli ed era il periodo in cui avevo perso mia madre. Mi sono dedicata anima e corpo ai miei quattro figli. Sono stati due-tre anni difficili lontani dagli schermi ma per me preziosissimi».

Su TikTok ha più di 500.000 follower, realizza video in cui canta, balla... si diverte e non si prende sul serio...
«È stata un’idea di mia figlia Chiara, che fa la social media marketing. Mi ha detto: “sei sempre così giocosa a casa, una matta, sei un personaggio e ti vedono sempre molto rigorosa. Perché non facciamo vedere questa parte dite?”. Ho sempre avuto molto pudore e ho sempre fatto vedere questo in video, e allora mi ha convinta a far vedere anche un lato leggero di me e che mi piace condividere».

Si diverte?
«Mi diverte non prendermi troppo sul serio, oggi sono in un momento della mia vita in cui mi sento più leggera. Non ho più quell’ansia da prestazione che magari avevo fino a qualche anno fa. Quello che dovevo fare l’ho fatto. Sono in un momento in cui mi sento veramente realizzata».

Per anni è stata definita la più amata dagli italiani...
«Quello per me è stato solo un claim, uno slogan. Non ho mai ambito ad essere la più amata ma solo di essere amata dagli italiani. Un personaggio pubblico non può piacere a tutti, bisogna fare i conti con questo. L’importante è che chi ti apprezza lo faccia per ciò che tu veramente sei, quindi ho sempre cercato il più possibile di essere me stessa. il più grande insegnamento che mi ha lasciato mia madre è quello: il valore del rispetto e il potermi guardare serenamente allo specchio».

 

 

 

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