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Piero Chiambretti si confessa: "La mia fortuna? Nascere povere"

Hoara Borselli
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Piero Chiambretti oggi ha 67 anni. Lui è un ragazzino. È una cosa abbastanza complicata, intervistare un ragazzino. Chiambretti è un artista, su questo non c’è dubbio. Ha fatto e fa tanti mestieri, l’attore, lo showman, il regista, il presentatore in tv, il cabarettista, l’autore satirico, il comico. Per capirlo devi tenere insieme tutti questi mestieri, altrimenti cogli sono un pezzetto di Chiambretti, ma lui è molto di più, è molti pezzetti. Credo che non si sia mai liberato di un cruccio segreto: Chiambretti non ha mai avuto un padre. Non lo ha mai conosciuto. Sua madre è stata una ragazza madre. Però ora cerca di non fare mancare a sua figlia Margherita, neppure un grammo dell’amore del papà.

La madre, la signora Felicita Chiambretti, che era anche una poetessa, lo ha tirato su da sola. E lui è sempre stato legatissimo alla madre. Ancora l’adora. Lei è morta tre anni fa. Covid. Anche Piero aveva il Coivid, e in forma grave. Polmonite bilaterale. Erano distesi su due lettini di ospedale, l’uno vicino all’altra. Lui ce l’ha fatta, sua mamma no. E Lui dice di essere certo- ma assolutamente certo - che la madre ha lasciato la sua vita per salvare quella del figlio. Una specie di miracolo. Chiambretti è un personaggio allegro, ironico, sarcastico, ma anche drammatico. Sì, sorride, prende e si prende in giro. Ma soffre. Ha sofferto per tante ragioni nella sua vita. Anche per amore. Lui dice che ancora oggi talvolta sale su un autobus sperando di innamorarsi di una ragazza... Della sua carriera non c’è molto da dire. È lunghissima. Ha iniziato quando aveva vent’anni, facendo il dj nelle prime radio private. Poi ha fatto di tutto, quasi sempre con successo, alla Rai, a La7, a Mediaset, al cinema. Ha lavorato con grandi personaggi come Enzo Iannacci, Andrea Barbato, Pippo Baudo, Carlo Verdone, Angelo Guglielmi.

Ho provato a intervistarlo, ma è stata dura. Lui prima mi ha detto che era disposto a rilasciare un’intervista. Poi però si è chiuso e mi ha fatto capire che non è tipo da interviste. In effetti Chiambretti è sempre stato una persona del tutto anticonformista. In lui niente è ordinario. Neppure il rapporto coi giornalisti. Mi ha detto: un’intervista no, se vuoi possiamo fare un interrogatorio. O un’interrogazione. Mi è parsa un’ottima occasione, nessuno mai si era offerto per rispondere a un mio interrogatorio o a una interrogazione. E qui di seguito scrivo il verbale.

 

 

 

Iniziamo dalla politica. Anzi, dalla politica estera, che è la più importante. Quest’anno si vota in Russia, in Europa, in India, negli Stati Uniti... Si decideranno alle urne molte cose. Lei sa che poi il mondo, di solito, va dove va l’America. E allora mi dica subito: Trump o Biden?
«Mi pare che nessuno dei due sia John Kennedy».

Ho capito, siamo messi male. Allora è meglio cambiare discorso. Passiamo all’attualità nazionale. Il caso del momento lo sa qual è: Ferragni...
«L’onnipotenza ti permette di fare tutto, ma sulla beneficenza non si scherza».

La pagherà cara, stavolta?
«Beh, il pandoro-gate sarà difficile da digerire più dei panettoni scaduti in saldo a Pasqua. Pare che tutti i pandori invenduti saranno recapitati a casa di Fedez. C’è tanto spazio in casa Ferragnez (1.800 metri quadri...)».

Lei è un tipo moderno, aggiornato. Immagino che ami i social network. Sbaglio?
«Andy Warhol disse che un giorno tutti avranno quindici minuti di celebrità. Si sbagliava, perché sono molto più di quindici minuti...».

Di lei si dice che sia parecchio anticonformista. Cosa pensa di quella moda politica che si chiama “politicamente corretto”?
«Se il politicamente corretto fosse una legge, tutti gli attori, i registi, gli sceneggiatori dei cinepanettoni andrebbero in galera».

O mammamia. Lei è meno ottimista di quello che mi aspettavo. Mi dica: in che momento della vita si sente?
«Mi sento come nel “Sabato del villaggio globale”. Nella confusione più totale, ma pronto per qualunque esperienza».

E allora mi dica quali sono i suoi progetti per il futuro prossimo. Dico i suoi progetti professionali.
«Ho due progetti in testa: il primo è tornare “on the road” e attraverso la strada recuperare certi sapori della realtà che nello studio difficilmente si riescono a ricreare».

Il secondo progetto?
«È un programma di infotainmentcon le donne e sulle donne».

Perché proprio sulle donne?
«Le donne sempre meglio averle amiche che nemiche! E comunque, le donne sono generalmente più interessanti degli uomini».

Poveri uomini, dài, non sia così cattivo...
«Sono sempre stato attratto dalle donne e credo che sulle donne, con le donne, si possano fare discorsi più larghi, più profondi, più ironici. Anche più cattivi che non con gli uomini. Il Dalai Lama disse: “La prossima era sarà l’era delle donne”».

Anche in Italia?
«In italia ci sono due personalità femminili contrapposte da osservare con attenzione: Giorgia Meloni ed Elly Schlein. La Meloni è sola contro tutti, qualche volta anche contro sé stessa. la Schlein è solo sola».

 

 

 

A lei comunque piacciono molto le donne?
«Diceva Marilyn Monroe: “Le donne sono la rovina degli uomini, ma gli uomini senza donne sono rovinati”».

In Italia la parità tra i sessi è ancora lontana?
«La parità tra i sessi credo che sia stata ampiamente superata».

La sua biografia è segnata dal Covid. Il Covid ha cambiato le persone?
«Sì, le ha cambiate. Sicuramente in peggio. Non sono bastati i vaccini per renderle più serene».

La società di oggi è diversa da quella di qualche anno fa?
«La società di oggi è una società impermeabile: tutto scivola via senza lasciare traccia. Quando non basta usiamo anche l’ombrello».

A Chiambretti cosa diverte?
«Mi ha sempre divertito andare al cinema per imparare. Anche il più brutto film può diventare la migliore trasmissione televisiva. Nel cinema c’è sempre il sapore del dettaglio, della fotografia, della musica. Per quanto mi riguarda, sono elementi che hanno avuto un’importanza grandissima nei miei programmi televisivi».

Ma lei è un tipo che ride molto?
«Spesso non rido se non interiormente. Rido molto dentro e poco fuori perché non voglio disturbare».

In Italia si legge pochissimo. Lei cosa legge? Qual è il suo autore preferito?
«Leggo sistematicamente battute e racconti, vite, opere di Woody Allen. Ovviamente leggo anche altro. In genere spizzico, ricomincio, salto a metà e poi vado alla fine: certe volte mi viene male alla vista».

Il New York Times ha denunciato gli inventori dell’Intelligenza Artificiale. Vuole portarli a processo. Lei che idea s’è fatto sulla questione?
«Considerati i problemi che creerà al lavoro di tanti, sarebbe meglio avere una intelligenza naturale anche per chi progetta quella artificiale».

Lei ha avuto un maestro? O almeno un modello al quale ispirarsi?
«Il mio modello era Tarzan, poi ho capito che era meglio Topo Gigio».

Cosa pensa delle televisione italiana?
«Oggi abbiamo novecento canali. Sarebbe meglio avere meno televisioni e più programmi decenti».

I ragazzi di oggi sono come quelli degli anni ’50, sono migliori o sono peggiori?
«Fino ai tre anni sono uguali a quelli degli anni ’50. Poi scoprono Tik Tok e diventano infelici».

Ma lei da bambino era felice?
«Io da bambino ero felice, mi sentivo già un artista. Come diceva Picasso, i bambini nascono tutti artisti, poi bisogna vedere se lo rimangono da grandi».

Cosa vale di più: il successo, i soldi o qualcos’altro?
«Nella vita conta tutto, poi arriva il conto. E qualche volta anche la finanza».

Si considera una persona fortunata?
«La mia grande fortuna è stata nascere povero, poi ho apprezzato tutto»

Crede in Dio?
«Come qualcuno dice, Dio esiste... Stanno ancora interrogando Andreotti».

Lei andrà in Paradiso?
«Non so se andrò in Paradiso, ma se ci vado chiedo la libera uscita». 

 

 

 

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