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Selvaggia Lucarelli contro tutti: "Mettono me alla gogna"

Daniele Priori
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Il Fatto da quotidiano si fa...selvaggio per ospitare l’autodifesa della Lucarelli sulla tremenda vicenda della caccia alla recensione forse falsa, conclusasi col suicidio della titolare della pizzeria lodigiana, Giovanna Pedretti, toltasi la vita nel pieno della tempesta mediatica scatenatasi attorno a lei e al suo locale. La blogger più appuntita del web nonché citrica quanto storica giudice della trasmissione Ballando con le stelle, ha scelto il quotidiano diretto dal suo amico Marco Travaglio per compilare un personale e miratissimo contro-J’accuse in cui la Lucarelli attacca mezzo mondo del giornalismo che conta: quello dei giornaloni e delle televisioni.

Candida Morvillo «boomer scaltra» e sentenziosa presa a autoincensarsi tra Corriere della Sera e salotti tv. Massimo Giannini il quale, scrive Selvaggia: «Ritiene che sia troppo ruvida. Quando mi ha proposto di andare a lavorare per lui forse aveva bevuto uno scotch». E ancora Paolo Del Debbio il quale da un lato si prendeva la briga di premettere che «non era un processo contro di me, mentre con il sottopancia “Selvaggia Lucarelli ha esagerato?” collegava molto delicatamente i miei eccessi a un suicidio», fino ad arrivare alla Rai in cui il Tg3 viene di fatto chiamato in correità per il servizio nel quale incalzava proprio la signora, fino ad Aldo Cazzullo che se la prendeva con l’anonimato del web, peccato che, rileva ancora Selvaggia: «I commenti sotto le decine di post sulla pagina Fb del Corriere sono tutti di utenti con nome e cognome che scrivono di me “Ho il vomito”, “Una spostata”, “Un peto”». Praticamente un bel polverone di quelli che nella realtà reale si potrebbero paragonare a risse.

 

Ma invece nella ben più acuminata realtà social, dove tutti gli scripta inevitabilmente manent, purtroppo stavolta una morta è rimasta per terra. Anzi si è lasciata annegare in un fiume, affogata da una pressione psicologica tale da non reggere l’onda d’urto per una recensione falsa, autoprodotta e manovrata per uscirne da eroina. Una figuraccia, ovvio, sconveniente quanto si vuole ma certo non tale da provocare il gesto più estremo, sul quale pure sarebbe invece forse meglio anche se purtroppo ugualmente inutile, cercare di capire le reali e sicuramente più complesse origini. Anzitutto tentando l’esercizio un tempo umano di provare per la poveretta la naturale (forse) dose di umana pietà. Invece no. La social-rissa continua. Senza provare a sottolineare in primo luogo l’enormità e l’assurdità generale del contesto, preoccupandosi semmai solo successivamente di un’autodifesa pure legittima ma in questo momento non così indispensabile, paragonandola a una morte che, in altri tempi, avrebbe generato solo silenzio.


Il pollaio invece non smette di starnazzare. Su questo la Lucarelli ha pure ragione. Peccato che poi proprio lei, anziché sottrarsi e cercare le uniche parole davvero carenti, quelle della compassione, si ributta nell’agone alla sua perfetta e arcinota maniera. La differenza sta nel fatto che stavolta non c’è un walzer ballato male da Teo Mammucari ma qualcosa di decisamente più grave come la tragica fine di una persona, di fatto già derubricata a effetto collaterale o poco più, senza quasi che Giovanna venga neppure quasi più menzionata. Del resto nella logica cinica e scrollante dei social, come a Natale basta un tocco di dito per scrivere “a te e famiglia”, in caso di lutto si fa ancora prima con un Rip e via, verso il prossimo post nel quale, semplicemente, l’indecente spettacolo può pure continuare. 

 

 

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