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Salmo, la denuncia: "Addio libertà d'espressione", chi ha ucciso la musica

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Alessandra Menzani
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È stato il caso Sangiovanni a rompere qualcosa nel sistema: il giovanissimo cantante, dopo un Sanremo poco fortunato, ha avuto un crollo psicologico e ha annullato date e concerti. «Non sto bene, mi fermo», ha detto l’ex concorrente di Amici. Quello sfogo ha scosso il pubblico e gli addetti ai lavori che da quel giorno hanno smosso qualcosa: l’industria discografica è diventata la grande accusata.

Tanti gli elementi di scontento: le piattaforme di musica che pagano una miseria, la smania dei numeri, delle visualizzazioni, i dickat dei social network con i loro algoritmi, la conseguente omologazione, la censura delle voci che provano a essere libere, l’artista che viene schiacciato da questi meccanismi. Tematiche non nuovissime, ma evidentemente diventate insopportabili. È vero, il digitale ha cambiato non solo la musica, ma il mondo intero. Alcuni mestieri sono stati spazzati via. Eppure...

 

 

 

ARTISTI A PEZZI

Prima ha parlato Ghemon, rapper e cantautore italiano, dodicesimo a Sanremo nel 2019 con Rose Viola e ventunesimo nel 2021 con Momento perfetto. Con un durissimo post su Instagram ha formulato il suo J’accuse alla discografia che secondo lui distrugge la psiche di molti giovani: «Molti ragazzi e ragazze stanno emotivamente a pezzi», «l’unico modo di esistere è stare al gioco», e parlava di culto dei numeri e di sold out «che sta determinando più danni di quelli che il pubblico può vedere». Lo stesso Ghemon aveva avuto problemi di depressioni dal 2016 al 2019 curati con i farmaci. La protesta non si ferma.

Poche ore fa arriva un nuovo sfogo, stavolta di un artista che di numeri ne fa tantissimi, idolo dei giovani, uno che dice sempre quello che pensa: Salmo. Rapper e produttore nato a Olbia ma attivo a Milano, nella sua carriera ha collezionato in totale, tra album e singoli, 11 dischi di platino e 14 dischi d’oro, con oltre 248 milioni di visualizzazioni su YouTube, non ci sta. Nemmeno lui. Attacca l’algoritmo, il sistema che pilota la musica, la mancanza di libertà, l’omologazione, i social. Se la prende per il fatto che non riesce a diffondere su Instagram la sua nuova canzone, Non mi riconosco, fatta con Mace e centomilacarie. «Su Insta continuano a buttare giù il video della canzone, mi sembra veramente assurdo. Ho chiesto a chi di dovere per risolvere la situazione, ma vedo che non è cambiato nulla».

 

 

 

MUSICA GRATIS

«Già la musica è quasi completamente gratis – spiega il rapper – dovete sapere che le piattaforme streaming non pagano un ca**o, ci danno niente, pochissimo. Non posso neanche postare su Internet per fare pubblicità alla canzone che abbiamo fatto per più di 29 secondi...Ma la canzone l’ho fatta io e nemmeno se ti mettono in white list si sblocca. Poi devi stare a quello che dici nelle canzoni, alle foto che posti ai video che fai se no ti bloccano. L’arte è da buttare, non c’è più libera espressione. Da quanto mi sono incazzato mi è cresciuta la barba... Ma vorrei solo dire...». Per protesta, tira una bestemmia: forte ed esplicita.

Immediate le reazioni. Molti solidarizzano con Salmo: Morgan, dopo il post, ha scritto «Bravo». Inoki ha posto la domanda sarcastica «Ma perché c’è mai stata (la libertà d’espressione, ndr) a certi livelli?». Ghemon e Salmo hanno dato lo scossone. Arriveranno altri colleghi, forse, a raccontare la propria esperienza. La misura sembra colma. E' l’inizio di una rivoluzione?

 

 

 

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