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Gino Paoli, la confessione: "Mi facevo un po' di cocaina. Un giorno hanno arrestato il pusher..."

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Ci sarò anche Gino Paoli al Salone del libro di Torino: l'occasione la presentazione della sua autobiografia Cosa farò da grande, di cui il grande cantautore genovese, 89 anni portati in maniera più che frizzante, discute anche in una intervista con il Corriere della Sera edizione torinese.

Una carriera, ricorda, cominciata quasi "per caso", come tutte le esperienze più importanti della sua vita: "Facevo il grafico pubblicitario e Gianfranco Reverberi mi convinse a registrare alcune canzoni che voleva presentare alla Ricordi. Nanni Ricordi, uomo straordinario che stava portando l’etichetta dalla classica alla leggera, disse: 'Le canzoni forse non mi interessano, ma il cantante mi piace'". A convincerlo una volta per tutte a mollare la sua vita "normale" è stato il suo datore di lavoro, facendogli notare che con una sola serata a cantare guadagnava più che con il suo intero stipendio. 

 

 

 

Unico momento di incertezza è arrivato nel 1968, quando era già uno dei big della canzone italiana. Colpa del clima di quell'anno: "Hanno iniziato a chiedermi canzoni politiche. Non capivo che cacchio intendessero: per me la vita è politica. Non avevo più voglia di cantare, magari finendo pure 'processato' come De Gregori. Così trovai un casinò a Levanto che aveva bisogno di un gestore e per qualche anno lavorai lì. Facevo tutto, organizzavo anche concerti grazie all’amicizia con Sergio Bernardini della Bussola".

 

 

 

Erano anni decisamente sregolati: "In quel periodo mi facevo un po’ di cocaina, un giorno hanno arrestato il mio pusher e sono rimasto senza. Avevo continuato a scrivere delle cose, sono andato a rileggerle da 'sano' ed erano orrende. Non sopporto la mancanza di controllo su me stesso, quindi ho smesso di farmi e ripreso a scrivere. Finché Gianni Borgna mi ha convinto a tornare su un palco al Pincio a Roma. Avevo una fifa terribile, ho cantato 15 minuti e sono scappato, ma il pubblico continuava a chiamarmi". E non hanno ancora smesso.

 

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