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Iva Zanicchi ha mandato in bianco Alberto Sordi: "A Zanì, che te sei persa"

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Una notte in bianco e una battuta memorabile. Roberto Alessi, nel suo libro Tentazioni & Castighi. Il gossip è la prima forma di democrazia (edito da Morellini), ricorda il tete-à-tete mancato tra Iva Zanicchi e Alberto Sordi

Il grande attore romano, mito della commedia all'italiana e del nostro cinema, una sera ci provò senza mezzi termini con la cantante, l'Aquila di Ligonchio, invitandola nella sua camera d'albergo. "Sordi, racconta lei, fu veloce e agguantante come un polipone, con otto mani (“ovunque”), ma, con una scusa, Iva lo mollò con la promessa di tornare quando lui pensava di essere quasi arrivato al dunque. Non lasciò solo il letto e la camera, ma perfino l’albergo. Sordi non se la prese, ma quando la incontrava le diceva: A Zanì, non sai che te sei persa!", racconta divertito Alessi nel suo libro, di cui il Fatto quotidiano ha pubblicato qualche estratto.

 

 

 

Già qualche anno fa la Zanicchi aveva rivelato in tv a La Confessione, intervistato da Peter Gomez, la liaison mancata con l'Albertone nazionale. I due erano a Bologna, Sordi "mi volle madrina per la prima di un film, un film sul calcio. E fu carinissimo: andammo a cena, era pieno di gente, c'era anche il mio produttore. Io che sono timida e che sono astemia, cominciai a bere, perché dentro di me dicevo: 'Adesso qui penseranno tutti che sono l'amante di Sordi'. Così continuai a bere e dopo un po' stetti male sul serio. Il mio accompagnatore, che era un mio manager, mi portò fuori e gli dissi: 'Io sto malissimo, devo andare'. Allora lui tornò in sala e disse: 'La signora non si sente tanto bene, la accompagno in albergo'".

 

 

 

Sempre Sordi "aveva prenotato una suite per me in un albergo bellissimo di Bologna, e quando arrivai lì, lui mi chiamò e mi disse: 'Iva come stai?', e io: 'Bene, bene'. E lui: 'Se vieni qui, ti faccio vedere la mia collezione di farfalle'. Oserei dire, ma non posso, 'di uccelli' - aveva aggiunto ridendo la Zanicchi - Allora io, ancora ubriaca, ci andai e lui fu carinissimo. All'inizio parlammo un po', poi mi prese, mi buttò sul letto e io dissi: 'No, dai, Alberto, cosa fai? Non così. Vado un attimo in camera e mi metto comoda', perché ero ancora in abito da sera. Che vigliacca che sono stata, Alberto perdonami! Io andai in camera, chiamai il mio impresario e utilizzando la scusa di una zia anziana, che ho fatto morire una decina di volte, andai via".

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